IL MAGNESIO


PIU’ MAGNESIO per TUTTI + CALCIO
CLORURO di MAGNESIO + BICARBONATO di MAGNESIO + Malassorbimento
Scienza della Nutrizione + Nomenclatura IUPAC
Frutta secca + Germogli + SUCCHI di FRUTTA e VERDURA + DIGESTIONE
Micro diete 1 + Micro diete 2 + Frutta e Verdura
10 Comandamenti del Pasto + Consigli alimentari + Carenze di Cloruro di Magnesio
BUONE REGOLE per una SANA ALIMENTAZIONE + Dieta del Gruppo Sanguigno

Toronto. Alcuni medici canadesi hanno affermato che chi non ottiene abbastanza magnesio dalla propria dieta, dovrebbe considerare l’ipotesi di prendere integratori.

Il dr. Rhian Toyuz dell’Università di Montreal, nel “Journal of Hypertension” scrive che “recenti studi dimostrano che diete ricche di magnesio possono favorire la riduzione della pressione sanguigna, specialmente fra gli anziani.
Il dr. Toyuz ha inoltre affermato che sarebbero utili maggiori ricerche sul ruolo del magnesio nelle malattie cardiache.
Il magnesio aiuta le cellule muscolari a rilassarsi, incluse quelle del cuore. Una carenza di magnesio é stata collegata a malattie cardiache, battito irregolare e palpitazioni. Alcuni studi hanno esaminato il suo ruolo nella prevenzione di queste malattie.
La dose giornaliera raccomandata di magnesio é 600 milligrammi.
Ma sembra che dal 50 al 90% dei cittadini del Nord America non ne consumino a sufficienza.
“Uno dei motivi di questa carenza é dovuto alle conseguenze di una dieta ricca di amidi che consumano molto magnesio, come confermato da alcuni nutrizionisti. Inoltre, quando siamo sottoposti a situazioni di forte stress il nostro bisogno di magnesio aumenta considerevolmente.
Le fonti alimentari di magnesio comprendono broccoli, spinaci, farina d’avena, noci e dal mare: tonno (anche in scatola), gamberetti e passere.
Molti medici stanno prescrivendo integrazioni con magnesio per un ampio numero di problemi di salute: dai crampi muscolari all’ipertensione.
La dr.ssa Linda Rapson aggiunge magnesio alla dieta dei suoi pazienti con dolori diffusi. “Praticamente tutti hanno un miglioramento quando gli somministriamo magnesio” ha detto la dr. Rapson che conduce una clinica del dolore a Toronto. “Il magnesio aiuta anche le persone con fibromialgia, crampi muscolari, emicrania e costipazione.”
Uno dei pazienti ha testimoniato che i crampi alle gambe sono scomparsi dopo aver iniziato a prendere magnesio. Dopo aver sopportato notti insonni per cinque anni, questo paziente ha raccontato che i sintomi sono scomparsi dopo che gli sono stati prescritti 600 mg di magnesio al giorno. “Due settimane dopo aver iniziato l’integrazione, i crampi sono spariti. Ciò ha cambiato la mia vita.”
By CBC News online

MEGLIO utilizzare il BiCarbonato o Carbonato di Magnesio: una punta di cuchiaino da caffe’ a digiuno al mattino e nel tardo pomeriggio (meglio a stomaco vuoto).

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Magnesio – (ossido aminoacidochelato) – in Medicina Naturale consigliamo di usare il Magnesio Supremo e/o il Cloruro di Magnesio

Sinonimi: Mg, Magnesium o Magnesio (come ossido e aminoacidochelato)
Nomi stranieri: ingl. – Magnesium oxide (Magnesia, Magnesia usta) + Magnesium Amino Acid Chelate

FONTI NATURALI, CARATTERISTICHE e COMPOSIZIONE:
Il magnesio (Mg) è ampiamente diffuso negli alimenti, in particolare nei vegetali (ortaggi a foglia verde, germe di grano, soja, semi di girasole), nella frutta secca (mandorle, noci), nei pesci di mare (aringa, merluzzo, ipoglosso ecc.) e d’acqua dolce (carpa).
Un’alimentazione bilanciata apporta normalmente una quota sufficiente di tale elemento. Vi sono tuttavia situazioni o periodi della vita in cui vengono perdute o consumate notevoli quantità di magnesio: situazioni di stress prolungato tipiche della frenetica vita moderna, eccessiva sudorazione (soprattutto se legata a intensa attività fisica), gravi ustioni o lesioni, diarree e vomiti prolungati, malattie debilitanti.
Il magnesio viene impiegato spesso sotto forma di ossido (magnesio ossido) e aminoacidochelato.
Il Magnesio ossido contiene un elevatissimo contenuto di magnesio e si trova in natura come minerale Periclasi.
Il Magnesio aminoacidochelato, essendo legato appunto ad aminoacidi, viene assorbito molto facilmente a livello intestinale (vedi Istruzioni per l’uso).

PROPRIETA’:
1) TRASMETTE gli IMPULSI NERVOSI e STIMOLA la FUNZIONE NERVOSA: il magnesio è un minerale essenziale per le cellule viventi. Coopera nel trasporto di sodio e potassio attraverso la membrana cellulare e influenza i livelli di calcio all’interno delle cellule. Il magnesio intracellulare attiva l’esochinasi, enzima che converte il glucosio in glucosio-6-fosfato, primo gradino della glicolisi (processo attraverso il quale gli zuccheri vengono “bruciati” per produrre energia) necessaria per fornire energia a tutte le cellule, in particolare quelle nervose e muscolari che ne consumano una grande quantità.
Lo stress tende ad esaurire le riserve di magnesio dell’organismo. Una carenza di magnesio produce nervosismo, ansietà, tic nervosi e insonnia di tipo II, caratterizzata da addormentamento regolare ma da frequenti risvegli notturni, per cui il soggetto si sveglia stanco anche dopo diverse ore di sonno.
(L’insonnia di tipo, caratterizzata da difficoltà all’addormentarsi è invece legata ad una carenza di calcio).

2) STIMOLA le FUNZIONI MUSCOLARI e NORMALIZZA il RITMO CARDIACO: una carenza di magnesio produce tensione muscolare e crampi muscolari diurni, dopo l’esercizio fisico, in particolare alle mani e ai piedi (i crampi notturni ai polpacci, durante il riposo, sono invece dovuti a carenza di calcio). L’ipomagnesemia può produrre ipertensione arteriosa e sembrerebbe inoltre favorire l’insorgenza di aterosclerosi, soprattutto in caso di dieta ricca di colesterolo. Anche il singhiozzo frequente è associato a carenza di magnesio.

3) PROMUOVE le NORMALI FUNZIONI METABOLICHE: Il magnesio interviene in oltre 300 diversi processi metabolici (in particolare sul metabolismo delle proteine e degli acidi nucleici) ed è indispensabile per promuovere la funzionalità di numerosi sistemi enzimatici. Anche nelle donne che soffrono di sindrome dolorosa premestruale è stata riscontrata una carenza di magnesio, unitamente ad un eccesso di calcio. Altro sintomo carenziale di magnesio è rappresentato da una traspirazione eccessiva e da cattivo odore corporeo generalizzato (il cattivo odore dei piedi è invece caratteristico di una carenza di zinco).

4) COOPERA alla CRESCITA delle OSSA e RINFORZA lo SMALTO dei DENTI: insieme al calcio e al fosforo partecipa alla costituzione dello scheletro, infatti circa il 70% del magnesio dell’organismo si trova nelle ossa.

INDICAZIONI per una INTEGRAZIONE di MAGNESIO:
Persone soggette a stress prolungati o malattie croniche debilitanti, tipicamente con nervosismo e ansietà; Lavoratori o atleti sottoposti a pesanti attività fisiche, soprattutto se prolungate, comportanti fra l’altro eccessiva sudorazione; Persone anziane.

ISTRUZIONI per L’USO:
225-450 mg di magnesio (corrispondenti generalmente a 1-2 compresse) al giorno, durante i pasti con un bicchiere colmo di acqua leggermente calda.
NdR: una punta di coltello di magnesio -ossido- in un bicchiere d’acqua calda al mattino(meglio se si riesce ad usare un’acqua con un basso contenuto di residuo fisso, sotto i 50 mg/litro – in questa forma, il magnesio viene assimilato velocemente dall’organismo, producendo un cambiamento quasi istantaneo), stare sul fianco destro mezz’ora prima di alzarsi da letto.
N.B.: 1 grammo di magnesio ossido apporta 602 mg di magnesio.
1 grammo di magnesio aminoacidochelato apporta 200 mg di magnesio.

STUDI TOSSICOLOGICI:
Le ricerche tossicologiche confermano che il Magnesio non presenta tossicità e possiede una notevole sicurezza d’uso. In caso di sovradosaggio possono verificarsi nausea e vomito, ipotensione (abbassamento della pressione sanguigna), debolezza muscolare, difficoltà respiratorie, ritmo cardiaco irregolare.

AVVERTENZE:
Non superare le dosi consigliate. Nella terza età e durante l’allattamento mantenersi al di sotto dei dosaggi massimi. Controindicato in gravidanza. Evitare l’uso nei soggetti con insufficienza renale o con dolori addominali, nonché in presenza di nausea.

BIBLIOGRAFIA:
Società Italiana di Nutrizione Umana: LARN – Livelli di Assunzione giornalieri Raccomandati di energia e Nutrienti, Istituto Nazionale della Nutrizione, Milano, 1990
Pandiani M. Guida al corretto utilizzo di vitamine e minerali nella nutrizione, Tecniche Nuove, Milano, 1991
AA.VV.: Magnesio, Edra Medical Information & Comunication, 2005
Seelig M.S.: Magnesium Deficiency in the Pathogenenesis of Disease, Plenum Pub., New York, 1980
Fourman P., Morgan D.B.: “Chronic Magnesium Deficiency”, Proc.Nutr.Soc. 21, 1962

Tratto da: http://www.naturestore.it/erbe.php?art_cod=MAGNNT

In seguito alla mancanza di Magnesio, anche la muscolatura del cuore sviluppa uno spasmo o un crampo e puo’ smettere di battere.

Questo accade perché il magnesio per rilassare il cuore e per renderlo pronto per la contrazione seguente è insufficiente. Il magnesio è così determinante che è necessario per ogni importante processo biochimico quale per esempio la digestione, la sintesi proteica, la produzione di energia cellulare e il metabolismo del glucosio.
Come già sappiamo, il magnesio è la chiave per il giusto utilizzo del calcio e del potassio e di molti altri nutrienti.

Così, la grande domanda che ora ci si pone è: che cosa causa la carenza di magnesio?
Ecco i “nemici”:caffè, zucchero, diuretici, vaccini, droghe di tutti i tipi, bassa funzionalità tiroidea, stress e una dieta ad alto contenuto di calcio.
Questo significa che il calcio vi fa male ? No, non del tutto.
Se esaurite più magnesio che calcio (cosa che spesso accade con diete al alto tenore di calcio, come es. formaggi, latte), sarà meglio assumere magnesio per evitare i problemi derivanti dall’eccesso di calcio, tra cui: depositi di calcio nelle giunture, calcoli biliari, calcoli renali ed in casi estremi, calcificazione del cervello e di altri organi e parti del corpo, causando malattie cardiache, artriti, indurimento delle arterie,senilità, osteoporosi e calcificazione degli organi e dei tessuti che così possono degenerare, irrequietezza, problemi di insonnia, tensione, maggiore stress, sindrome premestruale e molto di più.
In altre parole, l’eccesso di calcio può essere un reale problema, mentre l’eccesso di magnesio non lo è. Le conseguenze possono anche essere la perdita di memoria ed eventualmente una riduzione delle prospettive di vita. Il magnesio e il calcio devono quindi essere presenti nelle corrette proporzioni in base alle vostre necessità.

Ecco un esempio: qual è la nazione che presenta il più alto consumo di latte ?
Risposta : gli Stati Uniti !
Ora un’altra domanda: quale nazione si distingue per il più alto consumo di integratori di calcio ?
Sempre gli Stati Uniti.

La popolazione americana ha il più alto tasso di osteoporosi di tutto il globo ! Perché ?
Eccesso di calcio associato a poco magnesio. Assumere più calcio non ne colmerà la carenza, e questo è già abbastanza evidente dalle statistiche, mentre integrare con magnesio ristabilirà sia la carenza di calcio sia del magnesio stesso.
Il Magnesio risolve l’eccesso di calcio nel corpo e gradualmente dissolve i depositi di calcio e le calcificazioni dell’organismo dando una nuova prospettiva di vita.

Il peggio che può capitarvi sarà, come già detto, un fenomeno di diarrea; non preoccupatevi ! Ripulirà il vostro organismo dandovi un gran beneficio duraturo.
In questo caso riducete solo la somministrazione fino al livello con il quale la diarrea cesserà, ma continuate ad assumere il magnesio.

DIETA DELL’ACQUA

Dieta dell’acqua
La dieta dell’acqua nasce in particolar modo per eliminare le tossine e le scorie depositate nel nostro organismo aiutando così a depurarsi gradualmente ed a dimagrire. E’ semplice da seguire e si consiglia di farla per una settimana, è importante non usare sale (eventualmente solo un pizzico) e condire con poco olio extravergine di oliva le varie pietanze come verdure cotte/crude. Altra regolare basilare: bere molta acqua, almeno 2/2,5 litri al giorno.

Lunedì
Colazione: 1 yogurt magro + 1 frutto
Pranzo: insalata mista con carote-soia-sedano-radicchio + 50g di ricotta
Spuntino: 2 fette di ananas fresco.
Cena: pasta integrale con aglio-olio-peperoncino + carciofi al vapore

Martedì
Colazione: 1 frullato di frutta + 3 barrette di cereali
Pranzo: insalata mista con lattuga-cipolla-cetrioli + 100g di tofu con salsa di soia
Spuntino: 1 mela
Cena: 60g di risotto con verdure (es. riso e asparagi) + insalata di pomodori e cetrioli

Mercoledì
Colazione: 1 tazza di tè verde + fiocchi di cereali + spremuta d’arancia.
Pranzo: insalata di lattuga e pomodori + 150 g di spigola al vapore + 1 fetta biscottata integrale
Spuntino: 1 succo di pomodoro o 1 tazza di tè verde + 2 gallette integrali.
Cena: 60g di pennette alle zucchine + finocchi al vapore

Giovedì
Colazione: 1 yogurt magro + 1 frutto + 2 fette biscottate integrali.
Pranzo: insalata mista di lattuga-carote-sedano-trevisana + 1 trancio di salmone alla piastra + 3 grissini integrali.
Spuntino: 1 yogurt magro
Cena: passato di verdure + 60 g di pane integrale + 50 g di tofu

Venerdì
Colazione: tè verde + 4 gallette di riso + spremuta di pompelmo.
Pranzo: insalata di mista a piacere + 2 fettine di pane integrale tostato
Spuntino: 1 mela o 1 pera
Cena: 80g di pasta al pesto + fagiolini al vapore + 2 gallette di riso

Sabato
Colazione: tè verde + 1 frullato di banana + 1 kiwi.
Pranzo: pinzimonio di verdure + 150g di insalata di mare + 2 gallette di riso
Spuntino: 1 yogurt magro.
Cena: 60g di riso alla trevisana + cavolfiore cotto a vapore + 2 gallette di riso

Domenica
Colazione: 1 yogurt magro + 2 frutti + 2 fette biscottate integrali.
Pranzo: insalata mista con carote-soia-sedano-radicchio + 2 uova sode, 2 fette di pane integrale
Spuntino: 1 mela
Cena: 80g di orecchiette con cime di rapa + 300 g di porri gratinati + 50 g di tofu

Acqua nelle diete
L’acqua è il principale costituente del nostro organismo (componente prevalente del sangue, liquidi extra ed intra cellulari). Nella dieta deve essere costantemente reintegrata per garantire un ottimale equilibrio idrico.
Il fabbisogno è calcolato in 1 ml di acqua proveniente da bevande e alimenti per ogni caloria assunta (ricordiamo che l’acqua non fornisce calorie e che la temperatura e l’attività fisica possono aumentare notevolmente il fabbisogno).
Acqua, salute e benessere
L’acqua è l’elemento più diffuso in natura ed il corpo umano è composto per il 60% di acqua (un neonato ne è composto per il ben 75%). E’ un elemento indispensabile per la vita, per la salute ed il benessere di tutto e tutti.

Anche nelle diete è sovrana e onnipresente, si deve bere almeno 2 litri di acqua al giorno per reintegrare le perdite salino-minerali che ha l’organismo durante la giornata. Ovviamente nel caso di chi pratica sport o di chi suda molto si dovrà integrare con maggior quantità di liquidi.

A cosa serve l’acqua?L’acqua regola la temperatura corporea, lubrifica i tessuti dei polmoni, degli occhi della pelle, facilita i processi depurativi e digestivi di trasporto, facilita l’assorbimento delle sostanze nutritive, favorisce la diuresi e l’eliminazione delle tossine.

Bere uno/due bicchieri d’acqua al mattino appena svegli e uno/due la sera prima di coricarsi sono una salutare abitudine che aiuta anche quando segue una dieta, in quanto bere a stomaco vuoto prima dei pasti aiuta a dare quel giusto senso di sazietà che aiuta a diminuire l’appetito.

Olio d’oliva
L’olio d’oliva è presente in tutte le diete per i condimenti a “crudo” (se ne consiglia un cucchiaio al giorno). e si ottiene dalle olive per mezzo della frangitura, la separazione dell’olio dalla polpa e dall’acqua si ottiene con presse idrauliche. Se il processo di frangitura non supera i 30 °C, si ottiene un olio di alta qualità alimentare (spremitura a freddo). L’olio così ottenuto viene lasciato a maturare in orci di terracotta o in contenitori d’acciaio.
L’olio di oliva, in funzione del contenuto di acido oleico libero, può essere extravergine (< 1%), vergine sopraffino (< 1,5%), vergine fino ( 3%). L’olio d’oliva nutrizionalmente è una fonte di lipidi sicura, anche se non bisogna dimenticare che essendo ipercalorico non si deve abbondare nell’utilizzo. E’ indicato nei condimenti a freddo come nelle insalate, nei sughi etc.

Dimagrire e acqua in dieta
Acqua gassata o naturale?

l’acqua gassata (con anidride carbonica aggiunta) si conserva più a lungo (il gas impedisce lo sviluppo di microrganismi) ed è più dissetante, ma se il corpo ha bisogno di acqua si finirà comunque con il berne la stessa quantità.

L’acqua gassata può essere giustificata proprio perché evita un reintegro idrico troppo veloce; d’altro canto molti non la sopportano per problemi gastrici.

Una soluzione intermedia costituita da acque gassate naturalmente può essere una valida soluzione.

Generalmente la miglior cosa comunque risulta scegliere l’acqua naturale quando si segue una dieta.

Il FICUS CARICA (gemme) ha un’azione elettiva sull’asse cortico-diencefalico del quale normalizza la funzione. L’azione positiva del Ficus carica nei disturbi gastrici conferma i rapporti che collegano stomaco e corteccia. Essendo un regolatore dell’asse cortico-ipotalamico, quindi utile nelle manifestazioni psicosomatiche con spasmofilie, soprattutto a livello gastrointestinale. Utile nell’acidità di stomaco, gastriti, ulcere duodenali, disfagie. Nelle turbe neurovegetative e psicosomatiche o d’origine funzionale a livello del tratto gastro-duodeno-colico. Disfagia esofagea con turbe della motilità per acalasia. Gastroduodeniti e sintomi ad esse correlati, (dispepsia, pirosi, ecc.). Turbe della secrezione gastrica sia ipo che iper. Gastrite cronica con anemia sideropenica. Ulcera duodenale. Disfagie esofagee ed ernie diaframmatiche da alterata motilità. Coliti e sigmoiditi. Utile quando si è in corso di riduzione di ranitidina, cimetidina, famotidina e sonniferi. Surmenage o stress con somatizzazione viscerale. Ha ottenuto risultati incoraggianti in caso di ulcere poco sensibili ai trattamenti classici ed in caso di recidive. Dopo trattamenti prolungati si è constatato la scomparsa radiologica del 60% dei casi trattati solo con Ficus e dell’80% dei casi con solo Ficus associato ad altri gemmoterapici (Tilia t. e Ribes n.). Favorisce la cicatrizzazione dell’ulcera e contribuisce a regolarizzare la secrezione del succo gastrico (Fernando Piterà – Compendio di Gemmoterapia clinica, De fabbri editore – GE 2000. Pag. 425-426).

La TILIA TOMENTOSA (gemme) agisce sull’asse cortico-ipotalamico e sulla sostanza reticolata innalzando il tasso di serotonina con effetto calmante. È utile nelle distonie neurovegetative e manifestazioni funzionali dell’ansia. La Tilia tomentosa associata poi al Ribes nigrum ed al Ficus carica è utile nello svezzamento da cimetidina e Ranitidina. Utile se associato al ficus c. nelle disfagie esofagee e nelle gastralgie, perfino nelle spasmofilie. Il RIBES NIGRUM (gemme) è uno stimolante surrenalico ed antinfiammatorio sistemico. Protettivo delle mucose e stimolante immunitario. Utile nelle gastriti, coliti, disfagie, epatiti, pancreatiti. Le gemme di tale pianta sono degli efficaci antinfiammatori ed antiallergici. La medicina, cosiddetta gemmoterapica, sfrutterebbe l’effetto cortisone-simile dei principi attivi – probabilmente di natura steroidea – contenuti in rilevante quantità nei tessuti di crescita della pianta. Questa è la ragione per cui sono usate le gemme ed i germogli e subito trasformati allo stato fresco per evitare degradazioni enzimatiche. Da quanto descritto si potrebbe dedurre che una si fatta miscellanea potrebbe essere utile come coadiuvante nel trattamento delle gastriti, ulcera gastrica e duodenale, nausea mattutina, distonia neurovegetativa, disfagie esofagee, ernie diaframmatiche, spasmofilia, sciatica.

Thè vergine per la cellulite
Il Tè vergine (Camellia thea) è un arbusto originario dell’Africa orientale; il suo bocciolo e le prime due foglie dei rami (le più ricche di principi attivi) sono usate per preparare una bevanda molto simile al tè e ricca di sostanze nervine: la teina, la
teobromina e la teofillina, tali sostanze sono utili nelle diete dimagranti per la diminuzione dell’appetito.

CAMELLIA THEA
Il tè verde è un potente antiossidante che contiene la teina che ha proprietà diuretiche, stimolanti, vitamine del gruppo B, elementi minerali, basi puriniche, carotenoidi, dimeri flavanici (proantocianidoli).
Nome comune: Tè verde, tè vergine

Famiglia: Theaceae

Componenti:

2% di un alcaloide
la caffeina (chiamata anche teina)
piccole quantità di teofillina
tannino
flavonoidi
resine
oli essenziali
sali minerali
Il tè verde aiuta anche a bruciare le calorie in eccesso e storicamente è stato usato per correggere malattie quali allergie, arteriosclerosi, asma, colera, raffreddore, congestioni, tosse, depressione, diarrea, infezioni digestive, dissenteria, fatica, mal di testa, epatiti, e tifo.

Il té verde può eliminare i batteri del cavo orale che causano carie e alito cattivo: i giapponesi lo bevono per evitare l’alito cattivo.

Gli effetti deodoranti delle sue foglie sono conosciuti da secoli, difatti sono state tradizionalmente usate come deodorante.

Curiosità

Alla base della coltivazione del tè ci sono due piante: la Camillia sinensis e la Camillia assamica. Gli arbusti del tè appartengono alla stessa specie della camelia. In letteratura si trova anche una definizione più antica che è: Thea sinensis o Thea assamica.
Il primo a descrivere la pianta del tè fu il botanico svedese Carl von Linne (Linneo) nel 1753 che la chiamò Thea Sinensis, cioè Tè Cinese.
Tè verde,Camellia sinensis,Thea sinensis …

Il maggior interesse tra i vari composti che costituiscono i principi attivi della pianta è da attribuirsi alla alta concentrazione dei tannini. I tannini hanno la proprietà di far precipitare le proteine ingerite. Ne risulta pertanto ridotto il tasso di digestione e l’assorbimento calorico. L’effetto quindi è utile nelle diete dimagranti nell’alterazione del metabolismo proteico
(iperazotemia).

Il tè è usato come coadiuvante per le diete dimagranti e la obesità, l’iperazotemia; la cellulite.

CANCRO COSA SAPERE

La sofferenza di qualcuno é la sofferenza di tutti, la gioia di uno é la gioia di tutti.

dal Codice Etico del Nativi Americani

IL DIRITTO DI POTER SCEGLIERE
QUELLO CHE E’ MIGLIORE PER NOI

Questo Blog è nato per tutti coloro che rivendicano il sacrosanto diritto di poter scegliere le terapie naturali per i propri problemi di salute. E’ nato per tutti coloro che sono stufi di subire sulla propria pelle le scelte imposte alla medicina ufficiale dalle multinazionali farmaceutiche.Chiedendo a gran voce il diritto “DI CURARSI IN MANIERA NATURALE” ma sopratutto di avere CHIAREZZA sulle cure efettive .Di seguito troverete alcuni spunti interessanti a questo scopo

LE TERAPIE ALTERNATIVE PIU’ CONOSCIUTE

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APPARECCHI FAI DA TE
Cos’è l’Argento colloidale

Che cos’è l’Argento colloidale?

I colloidi sono le più piccole particelle nelle quali può essere scissa la materia senza che perda le sue proprietà individuali.
E la scissione in particelle microscopiche comporta un’enorme aumento della superficie totale e quindi dell’effetto terapeutico, oltre che aumentare in modo significativo la possibilità di penetrazione nell’organismo.

Qual’è il meccanismo d’azione dell’Argento Colloidale?

L’argento colloidale agisce come un catalizzatore e blocca un’enzima di cui i batteri, i funghi ed i virus hanno bisogno per vivere. Gli agenti infettivi non hanno la possibilità di sviluppare dei meccanismi di difesa verso l’argento colloidale.
Secondo il Dr Robert O. Becker, noto scienziato dell’ Università USA di Syracuse ed autore del libro “The body electric”, se si somministra l’Argento colloidale, si uccidono tutti i microorganismi patogeni anche se antibiotico-resistenti.


Indicazioni

L’Argento colloidale è capace di distruggere circa 650 agenti infettivi. Più avanti si trovano le indicazioni specifiche.

Come si usa l’Argento Colloidale?

Un particolare vantaggio dell’argento colloidale è il suo uso universale, infatti può essere usato per qualsiasi malattia senza effetti collaterali.

Per l’applicazione topica è indicato nelle malattie cutanee come: l’acne, le verruche, le lesioni aperte come le ulcere, l’herpes, la psoriasi, le micosi, eccetera.

Per la terapia sistemica l’Argento colloidale viene usato per via orale.
Esso non comporta alcun problema poiché non ha sapore. La terapia per via orale è indicata, per esempio, nelle infezioni parassitarie e micotiche (candida), virali e batteriche, nella stanchezza cronica ed in molte altre malattie.
continua………

CURARSI CON IL MAGNESIO

IL SISTEMA DI GUARIGIONE DELLA DIETA SENZA MUCO

Chi era Arnold Ehret

Prof. Arnold Ehret
Il Prof. Arnold Ehret, Originatore e Maestro del Sistema di Guarigione della Dieta Senza Muco nacque il 27 Luglio 1866.

Era destinato fin dalla sua giovane età a svolgere la sua missione umanitaria come medico. Il fatto che soffrisse di una malattia dichiarata incurabile da eminenti medici di quel tempo e una sentenza di morte che gli fu messa davanti agli occhi, servirono solo a risvegliare lo spirito indomabile che più tardi risultò essere la caratteristica prominente di questo magnifico uomo.

La sua risolutezza nel curare se stesso ebbe così tanto successo che fu praticamente forzato dai suoi sfortunati simili sofferenti ad aiutarli a riguadagnare la salute.

Si potrebbe dire anche che era scontato che il Professor Ehret sarebbe diventato medico perché suo padre era un veterinario così di successo che i suoi vicini spesso chiedevano il suo aiuto per i loro malanni. Anche suo nonno era un medico e il destino decretò che Arnold Ehret dovesse seguire le loro orme.

La vasta conoscenza sul soggetto della salute é stata acquisita da Ehret per diretto contatto con migliaia di persone sofferenti che guarirono nella sua clinica, molti dei quali da cosiddette malattie incurabili. La sua chiarezza di espressione, la vigorosa, logica esposizione dei fatti alla sua maniera convincente e comprensibile é sufficiente per provare che la sua mente non era ostruita da qualsiasi interferenza meccanica.

Il suo lavoro fu sempre il suo ideale. Nessun pensiero di considerazioni economiche prevalse nella sua mente, perché le sue necessità erano eccezionalmente poche.

Fu un Maestro che praticava quello che predicava e il suo modo di vivere estremamente frugale non gli recava preoccupazioni economiche. Impavido nel parlare e nello scrivere e riconoscendo nella Natura il suo giudice inappellabile, Arnold Ehret si muoveva fra gli uomini distinto dalla moltitudine, eppure portando solo benevolenza e amore ai suoi simili.

Chi lo conosceva lo onorava e rispettava, chi diventava intimamente familiare lo amava.

Arnold Ehret era animalista e vegano.

Che cos’è Il Sistema di Guarigione della Dieta Senza Muco

Un sistema è una serie di procedure o metodi per compiere determinate azioni che portano ad un preciso risultato.

In questo caso il risultato voluto è la guarigione. Occorre però stabilire che cos’è la guarigione. La definizione che noi conosciamo è quella fornita dalla medicina ufficiale e cioè scomparsa dei sintomi . Una persona ha il mal di schiena, il medico gli dà una pomata da spalmare sulla parte dolorante e il dolore se ne va. Salvo per poi tornare la prossima volta, in una condizione di cronicità, alleviata temporaneamente somministrando altri farmaci sotto forma di pomate, pillole, supposte, iniezioni, ecc.

Quella non è una guarigione, per i veri ricercatori della salute, ma la soppressione dei sintomi di una causa che non è stata rimossa e che quindi prima o poi si manifesterà di nuovo con altri o identici sintomi negli stessi punti o, se non gli è permesso da sostanze chimiche introdotte, in un’altra parte del corpo. Ne puoi stare certo!

La definizione di guarigione che appartiene al contesto della Dieta Senza Muco è questa:

Il processo naturale con il quale il corpo ripara se stesso .

Il traguardo della dieta è un corpo che ripara se stesso e lo raggiunge rimuovendo gradualmente tutti gli impedimenti, i depositi di materiali fermentati, le tossine, i veleni, le sostanze chimiche estrane, il muco e tutto quanto non appartiene alla composizione naturale del corpo. I germi, batteri o virus, comunque si voglia chiamarli, non attecchiscono in un terreno fisiologico pulito, semplicemente transitano.

Cosa significa Senza Muco ? Significa una dieta che utilizza cibi che non creano muco. Il muco qui ha un valore più esteso di quello comunemente noto come secrezione fluida nasale o secrezione protettiva della membrana intestinale. Con quel termine si accomunano tutte quelle sostanze vischiose come colesterolo, catarro, flemma, ecc., molto irriverente per la precisa distinzione che la scienza ha per ognuno di questi termini, ma nella Dieta Senza Muco è irrilevante.

Infatti il muco è un soggetto trattato in modo esteso da Ehret, in quanto si lega ai cibi inadatti incistandosi nel colon e da lì inserendosi in tutti gli organi del corpo.

Con il passare degli anni, la situazione peggiora e il nostro ventre diventa come il vaso di Pandora che conteneva tutti i vizi. Il nostro vaso contiene la causa di malattie che periodicamente, e poi tutte insieme ci colpiscono. Il Sistema di Guarigione della Dieta Senza Muco, rimuove quell’indesiderabile fardello e molto di più. A quel punto il corpo inizia a guarire se stesso, come intendeva Ippocrate.

La Dieta Senza Muco è anche una dieta per chi è sano e vuole restare tale. I principi che si apprendono se applicati ci permettono di avere una vita attiva ed energica, libera dagli avvelenamenti a cui tutti purtroppo in maggior o minor misura siamo oggi soggetti.piu’info……………..

Il Metodo Kousmine Classico
La dottoressa Catherine Kousmine (1904-1992), medico di origine russa e naturalizzata svizzera, nei suoi quarant’anni di vita professionale ha elaborato ed applicato un proprio metodo per il mantenimento della salute e per la prevenzione e la cura delle malattie degenerative quali cancro, malattie neurologiche, malattie autoimmuni.

Le malattie degenerative sono malattie diverse per le loro forme e aspetti, ma simili fra loro per un rapporto diretto con una diminuzione generale e progressiva dell’immunità dell’individuo.

Secondo il metodo Kousmine i nostri errori alimentari sono la causa principale delle malattie che ci affliggono; la correzione di questi errori, il riequilibrio delle funzioni di assimilazione ed evacuazione, la volontà di modificare le proprie abitudini di vita permettono di conservare la buona salute e di ottenere dei risultati sorprendenti nella lotta contro le malattie degenerative.

La doppia attività professionale della dottoressa Kousmine, come ricercatrice in laboratorio e come medico in contatto con i malati, le ha permesso di elaborare con tenacia e rigore scientifico le linee di un metodo in cui l’alimentazione viene impiegata come terapia per ristabilire un sano equilibrio dell’organismo umano, minacciato o distrutto dagli elementi tossici ed inquinanti del mondo moderno.

Il metodo Kousmine cura, spesso con esito decisivo, un’ampia gamma di malattie, in pratica tutte quelle legate ad un funzionamento scarso o difettoso o eccessivo del sistema immunitario.

Tuttavia, oggi il semplice cambiamento dell’alimentazione non costituisce da solo un mezzo sufficiente per risolvere malattie gravi sviluppate già da tempo.

Quindi, è necessario associare alla nuova alimentazione una serie di soluzioni che ne completino l’azione: l’insieme di queste soluzioni costituiscono i quattro pilastri del metodo Kousmine, ai quali può aggiungersene un quinto dato dall’immunomodulazione, in grado di agire solo dopo alcuni mesi di preparazione.

PRIMO PILASTRO: UNA SANA ALIMENTAZIONE

Le modifiche apportate alla nostra alimentazione negli ultimi cinquant’anni sono, secondo la dott. Kousmine, concause del peggioramento generale della salute umana, che vede una costante crescita di malattie degenerative e dell’instaurarsi di gravi patologie già in giovane età.

Sono infatti gradualmente scomparsi dalla tavola alcuni alimenti indispensabili alla salvaguardia della nostra salute quali i cereali completi, gli oli spremuti a freddo e ricchi di acidi grassi insaturi. Da qui il manifestarsi di carenze croniche a livello di alcune vitamine (gruppo B ed F) e oligoelementi.

Al contrario, alcuni elementi non indispensabili per l’organismo hanno visto il proprio consumo moltiplicarsi vertiginosamente: le proteine di origine animale, lo zucchero, i grassi animali, responsabili sia di sovraccarichi che di carenze (troppe proteine e grassi causano una fuga di vitamina B12 e calcio).

SECONDO PILASTRO: L’APPORTO SUPPLEMENTARE DI VITAMINE ED OLIGOELEMENTI

E’ necessario fornire all’organismo quell’insieme di vitamine ed oligoelementi che la sola alimentazione, per quanto sana, non può garantire nella giusta quantità.

Bisogna tenere presente che un organismo la cui alimentazione è sbagliata da parecchi anni presenta notevoli carenze che richiedono l’apporto supplementare di diverse vitamine ed oligoelementi.
Inoltre, nelle malattie l’organismo ha un maggior bisogno di detti elementi per essere in grado di combatterle.
Gli integratori alimentari sono pertanto fondamentali nelle dosi e qualità da stabilirsi caso per caso secondo parere medico.

TERZO PILASTRO: L’IGIENE INTESTINALE

L’igiene intestinale è fondamentale per mantenersi in buona salute.
L’alimentazione troppo ricca di zuccheri e proteine ha alterato la normale flora intestinale favorendo lo sviluppo di una flora di putrefazione patogena che aggredisce l’organismo attraverso le tossine in essa contenute.
Tale situazione ha delle ripercussioni sullo stato generale dell’organismo e aggrava le malattie mettendo in seria difficoltà il sistema immunitario.
In tal modo, in un soggetto malato la sola correzione del regime alimentare non è più sufficiente ed è necessario ricorrere ad una pulizia profonda ed efficace mediante enteroclismi e l’Idrocolonterapia.

QUARTO PILASTRO: COMBATTERE L’ANORMALE ACIDIFICAZIONE DELL’ORGANISMOCombattere l’anormale acidificazione dell’organismo mantenendo una condizione di neutralità è indispensabile per la salute.

La trasformazione delle sostanze che assorbiamo attraverso l’alimentazione richiede l’intervento di alcuni enzimi attivati da oligoelementi e vitamine.
Se questi vengono a mancare a causa di un’alimentazione carente, la suddetta trasformazione non può avvenire correttamente e ciò provoca un eccesso di acidità.

Un eccesso di acidità nei tessuti a sua volta altera i processi vitali del nostro organismo, che per funzionare in maniera corretta ed efficiente richiede condizioni di neutralità (il pH è stabile sul valore 7; ricordiamo che il pH rappresenta l’unità di misura del grado di acidità o di alcalinità di un liquido).
L’organismo se reso più fragile da tale squilibrio presenta una maggiore sensibilità alle infezioni ed alle malattie.

La misurazione del pH urinario (per esempio acquistando in farmacia le cartine tornasole) consente di individuare l’eccesso di acidificazione, che è importante e possibile correggere assumendo cibi non acidi e, se ciò non bastasse, assumendo giornalmente una certa quantità di citrati alcalini in polvere.

QUINTO PILASTRO: LA CURA DEI VACCINI

Non è usata per ogni caso, ma viene utilizzata a giudizio del medico per riequilibrare il sistema immunitario, regolarizzandone le reazioni.
I vaccini vengono prodotti da laboratori specializzati a partire dal sangue del malato.

continua………….

Graviola E Cancro
Graviola e cancro: la ricerca e la disinformazione
Una grande compagnia farmaceutica era quasi riuscita a far passare sotto silenzio una sbalorditiva ricerca su un anti-cancro naturale
Alcuni tipi di cancro (colon, seno, prostata,ecc) sconfitti da una miracolosa pianta dell’ Amazzonia che è risultata essere 10.000 volte più potente di alcuni farmaci chemioterapici

Da oggi il futuro del trattamento del cancro e le possibilità di sopravvivenza sembrano molto più promettenti che mai. Il merito va ad una pianta che cresce in Amazzonia, nelle foreste pluviali del sud America: la GRAVIOLA (Annona muricata). Molto probabilmente fra non molto tempo potremo cambiare opinione sulle possibilità di sconfiggere il cancro. Dagli estratti di questa potente pianta potrà essere possibile:

Sconfiggere il cancro in tutta sicurezza con una terapia completamente naturale che non provoca nausea, perdita di peso e di capelli.
Proteggere il sistema immunitario ed evitare infezioni fatali.
Sentirsi più forti e sani durante tutto il corso del trattamento.
Aumentare la propria energia e migliorare l’aspettativa di vita.

Una grande e conosciuta industria farmaceutica statunitense per più di sette anni ha studiato e testato in laboratorio le proprietà della graviola. Non essendo riuscita a isolare e duplicare in una formula chimica brevettabile i due più potenti componenti della pianta e quindi non potendo trarre grandi profitti dalla vendita di un farmaco, l’azienda ha abbandonato il progetto evitando di rendere pubblico il risultato della ricerca. Siccome non si possono brevettare le sostanze naturali (giustamente, la natura appartiene a tutti, non se ne possono brevettare le meraviglie), uno studio clinico che comporta investimenti per milioni di dollari deve avere poi un suo ritorno economico dalla vendita dei prodotti; nessuna casa farmaceutica condurrà mai degli studi su sostanze che poi chiunque potrebbe coltivare o raccogliere per preparare il proprio rimedio personale.

Fortunatamente uno dei ricercatori di quella compagnia, pur condividendone gli obiettivi di profitto, non poteva accettare la decisione di nascondere al mondo questo unico killer del cancro. Fu così che ascoltando la sua coscienza e rischiando la carriera decise di contattare e informare la Raintree Nutrition, una compagnia statunitense che si dedica alla ricerca, al raccolto e alla riforestazione di piante ed erbe nell’Amazzonia. La sua presidente è riuscita a guarire da una rara forma di leucemia proprio grazie alle piante della foresta pluviale.

Durante le sue ricerche la Raintree Nutrution ha scoperto che anche il NATIONAL CANCER INSTITUTE (NCI) nel 1976 aveva già verificato che gli estratti di questa pianta erano in grado di attaccare e distruggere le cellule maligne del cancro. Questo studio era però stato archiviato come un rapporto interno e mai reso pubblico.

Nonostante queste proprietà siano state scoperte già nel 1976, non è mai stato condotto uno studio su esseri umani, quindi nessuna sperimentazione a doppio cieco e altri test per verificare il valore del trattamento tale da essere pubblicato sulle riviste mediche e quindi universalmente accettato come terapia. In ogni caso, la graviola ha dimostrato di poter distruggere le cellule del cancro in altri 20 studi di laboratorio. Il più recente, condotto dalla Catholic University of South Corea agli inizi del 2001, ha rivelato che due composti estratti dai semi della graviola hanno mostrato una “citotossicità selettiva comparabile all’Adramycin” (un farmaco comunemente usato nella chemioterapia) per le cellule del cancro al colon e al seno, lasciando contemporaneamente intatte le cellule sane, al contrario di quello che si verifica con la chemioterapia.

In un altro studio, pubblicato sul Journal of Natural Products, ha dimostrato che la graviola non è solo confrontabile con l’Adriamicina, ma la supera clamorosamente negli studi di laboratorio. Un composto della pianta ha distrutto selettivamente le cellule cancerose del colon con una potenza 10.000 (diecimila!) volte superiore a quella dell’Adriamicina.

Anche i ricercatori della Purdue University hanno riscontrato che gli estratti delle foglie di graviola hanno eliminato le cellule del cancro in almeno sei tipi di tumore e sono state particolarmente efficaci contro le cellule del cancro alla prostata e del pancreas (!). Secondo un altro studio, sempre della Purdue University, estratti di questa pianta hanno isolato e distrutto le cellule del cancro al polmone.

Quindi, le domande più ovvie saranno: perché sono stati condotti solo studi di laboratorio e non sono state diffuse notizie così incoraggianti? Per il motivo già accennato all’inizio: non essendoci la possibilità di profitti derivanti dalla vendita di un brevetto di un medicinale chimico, nessuna compagnia farmaceutica investirà enormi risorse finanziarie per uno studio appropriato. Purtroppo questa è una realtà comune a gran parte delle terapie naturali.

Incoraggiata da questi test di laboratorio, la Rain Tree Nutrition ha condotto ulteriori ricerche, anche con l’aiuto delle tribù dell’Amazzonia, per raccogliere e far riprodurre questa pianta. Oltre ad aver reso disponibile un preparato contenente la sola graviola, questa azienda ha sviluppato un prodotto chiamato N-TENSE che contiene il 50% di graviola ed il restante 50% una miscela di sei erbe con riconosciute proprietà anticancro: Bitter melon (Mormodica charantia), Esphinheira Santa (Maytenus illicifolia), Mullaca (Physalis angulata), Vassourinha (Scoparia dulcis), Mutamba (Guazuma ulmifolia), Cat’s Claw – Unghia di gatto (Uncaria tomentosa).

Mentre la gran parte delle ricerche sulla graviola sono focalizzate sulle sue capacità anticancro, la pianta è usata da secoli dalla medicina popolare del Sud America per trattare un sorprendente numero di disturbi fra i quali:
ansia, ipertensione, influenza, tigna, scorbuto, malaria, eruzioni cutanee, nevralgia, dissenteria, artriti e reumatismi, palpitazioni, nervosismo, insonnia, diarrea, febbre, nausea, foruncoli, dispepsia, spasmi muscolari, ulcera.

Non ci sono dubbi che un ammalato di cancro dovrebbe poter conoscere tutte le opzioni di trattamento disponibili. La graviola potrebbe fornire l’aiuto necessario e forse determinante per sconfiggere la malattia, oltretutto, essendone stata riscontrata l’assoluta assenza di tossicità, senza sopportare i pesanti effetti collaterali provocati dai vari trattamenti farmacologici.

Estratto da:
ISTITUTO delle SCIENZE delle SALUTE
Gennaio 2001 Vol.5, n. 7

GRAVIOLA E CANCRO


Informazioni sulla Graviola – Annona muricata

ISTITUTO delle SCIENZE delle SALUTE
Bollettino per i membri di gennaio 2001 Vol.5, n. 7

Le società farmaceutiche investono miliardi di dollari sulle sbalorditive ricerche sul naturale killer del cancro.

Il cancro del seno e del colon vinti col miracoloso albero dell’Amazzonia, che è stato trovato 10.000 volte più forte della chemioterapia.

Sin dall’inizio del 1996, l’Istituto delle Scienze sulla Salute ha indagato in tutto il mondo per trovare informazioni dalle poche persone che vi hanno avuto accesso o ne hanno sentito parlare.
E qualche volta, scopriamo trasalendo che anche nel nostro consiglio ci sono medici che agiscono illegalmente.

Due mesi fa, siamo venuti a conoscenza di uno stupefacente albero dell’Amazzonia che combatte il cancro,tramite la rete dell’HSI che ci ha letteralmente scioccato.

Oggi, il futuro del trattamento del cancro e le possibilità di sopravvivenza è più che una promessa.
C’è un albero guaritore che cresce nel profondo della foresta pluviale dell’Amazzonia nel Sud America, che potrebbe letteralmente cambiare te, il tuo medico, e la possibilità che rimane al mondo di credere alla cura del cancro. Dagli estratti di questa potente pianta, ora può essere possibile:
vincere il cancro sicuramente e definitivamente con una terapia tutta naturale che non causa nausea, perdita di peso, e perdita di capelli,
proteggere il tuo sistema immunitario ed eludere le infezioni mortali,
trovare forza e vitalità nel corso del trattamento,
rinforzare la tua energia e migliorare il vostro modo di vedere la vita.
Da una serie di comunicazioni confidenziali coinvolgenti un ricercatore di una delle più grandi società farmaceutiche americane, questo antico albero dalle proprietà anticancerogene è venuto recentemente alla luce. Malgrado non sia stato ancora testato sull’uomo, l’albero è stato studiato
in più di 20 laboratori di analisi sin dal 1970, ed hanno dimostrato che:
effettivamente individua ed uccide le cellule maligne in 12 differenti tipi di cancro, incluso quello del colon, del seno, della prostata, dei polmoni e del pancreas
è 10.000 volte più potente nell’uccidere le cellule del cancro del colon dell’Adriamicyn, comunemente usato come farmaco nella chemioterapia
selettivamente abbatte ed uccide le cellule cancerogene senza danneggiare le cellule sane, cosa che fa la chemioterapia.
Perché allora non vengono esaltati i benefici di questo trattamento nelle pubblicazioni sulla salute?
Perché non è stato fatto nulla dalla comunità della medicina naturale? E, anche se fosse solo la metà della promessa o come sembra essere, perché tutti gli oncologhi presso i maggiori ospedali non insistono a farlo usare a tutti i pazienti? Specialmente quando si considera che sono state fatte sin dagli inizi del 1990, ricerche indipendenti su larga scala, incluse le ricerche di una delle primarie società farmaceutiche e dell’Istituto Nazionale del Cancro, sull’albero i cui estratti farmaceutici attaccano e distruggono le celle cancerogene con letale precisione.

Graviola è 10.000 volte più potente nell’uccidere le cellule del cancro del colon dell’Adriamicyn, comunemente usata come farmaco nella chemioterapia.

La risposta a queste difficili domande si può soltanto dare narrando una storia sconvolgente, da noi scoperta recentemente. Più che altro abbiamo riportato quest’ anno come, la storia di questo trattamento contro il cancro, rinforzi la necessità di gruppi come l’HSI e illustra come facilmente le nostre scelte per trattamenti medici sono controllate dal denaro e dal potere.

Le notizie su questo sorprendente albero sono state vicine ad essere perse per sempre.
Una fonte confidenziale, sulla cui provenienza siamo stati confortati da una conferma indipendente, ha rivelato che miliardi di dollari di una società degli USA, sono stati investiti da circa sette anni per cercare di sintetizzare due dei più potenti farmaci anticancerogeni.
Nel tardo 1990, mettendola sottochiave, questo benconosciuto gigante farmaceutico comincia la ricerca sulla cura del cancro, salvaguardando le sue opportunità di brevettarla e, quindi, di trarne profitto. La ricerca mise in evidenza un leggendario albero guaritore chiamato Graviola.
Parti di questo albero, compresa la corteccia, le foglie, le radici, i frutti, i semi dei frutti, sono state usate per secoli dagli uomini della medicina e dagli Indiani nativi del Sud America per curare le malattie del cuore, l’asma, i problemi esistenziali, e le artriti. Basandosi sulla testimonianza di un piccolo documento scientifico, la società riversò denaro e risorse per provare le proprietà anticancerogene della Graviola rimanendo scioccati dai risultati.
Graviola era un dinamico killer contro il cancro. Ma questa era la storia della Graviola che si avvicinava alla fine.
La società farmaceutica aveva un grande problema. Avevano speso tempo e denaro per anni cercando di creare manufatti che duplicassero due dei più potenti farmaci dell’albero.
Ma avevano preso una cantonata. Non potevano copiare l’originale. E non potevano vendere gli estratti dell’albero guadagnandoci, poiché le leggi federali stabiliscono che le sostanze naturali non possono essere brevettate. Questo sta a significare che la società non ha potuto proteggere i propri interessi sul progetto dove ha speso milioni di dollari e circa sette anni di ricerche.
Come un sogno i grandi profitti svanirono e le prove sulla Graviola subirono una brusca frenata.
Dopo sette frustati anni e senza la speranza di lucrative vendite, la società abbandonò il progetto e rifiutò di pubblicare le sue scoperte in un giornale indipendente. Ma un responsabile delle ricerche lottò contro questa decisione. Mentre comprende la perdita di profitti da parte della società, non può accettare la decisione di nascondere al mondo questo unico killer del cancro.
Seguendo la propria coscienza, e rischiando la propria carriera, contattò la Raintree Nutrition, una società dedita alla raccolta delle piante dell’Amazzonia.
Come risultato, Raintree entrò nell’ingranaggio e cominciò la ricerca dei relativi studi pubblicati sulla Graviola. Si scoprì che numerosi altri gruppi negli USA (insieme a quelli di altre società farmaceutiche) avevano fatto esperimenti in vitro sulla Graviola. “I risultati confortavano le scoperte segrete delle società farmaceutiche; La Graviola fu presentata” come il killer delle cellule cancerogene.
Incoraggiati da questi precoci test di laboratorio, Raintree assunse tribù indiane indigene del Brasile col compito di coltivare e salvaguardare l’albero. Spesero un anno in ricerche e nello sviluppo cominciando ad offrire la Graviola negli USA.
L’Istituto delle Scienze della Salute si trovò per caso, attraverso la Graziola e la Reintree Nutrition, mesi più tardi a fare ricerche su Chanca Piedra, una terapia naturale dell’Amazzonia per i calcoli renali, questa era simile al nostro risultato del settembre 2000.
Nel corso del nostro lavoro, Reintree ci ha evidenziato la Graviola, non ritenendo necessario mettere al corrente il nostro gruppo di esperti di quanto fosse intricata la possibilità di questa potenziale cura del cancro.

La Graviola rintraccia e distrugge il cancro della prostata, dei polmoni, del seno, del colon e del pancreas…..lasciando vivere le cellule sane.

Sin da novembre, abbiamo esaminato da vicino tutte le ricerche fatte fino ad oggi sulla Graviola.
E’ pubblicato in una delle prime menzione scientifiche fatte negli Usa dall’Istituto Nazionale del Cancro (NCI). Nel 1976, l’NCI incluse la Graviola in un programma di analisi della pianta che mostra come le sue foglie ed i suoi rami attaccano e distruggone effetivamente le cellule maligne.
Ma i risultati facevano parte di un rapporto interno dell’NCI e furono, per molte ragioni, mai rilasciati al pubblico.
Sin dal 1976, si sono ottenuti promettenti risultati sulla lotta al cancro della Graviola.
Comunque, gli estratti dell’albero sono stati testati su pazienti affetti di cancro. Nessuna controprova clinica ai test esiste, e le usuali prove cliniche sono sul tavolo dei principali medici e giornalisti che sono soliti giudicare il valore dei trattamenti. Non di meno, le nostre ricerche hanno scoperto che la Graviola è stata presentata come killer delle cellule nei test in vitro di 20 piccoli laboratori.
Più recenti studi, condotti dall’Università Cattolica del Sud Corea, i primi giorni di quest’anno, rivelano che due farmaci estratti dai semi della Graviola mostrano selezionata citotossicità paragonabile alla Adriamicyn contro le cellule cancerogene del colon e dei polmoni. I farmaci bersagliano ed uccidono le cellule maligne dei polmoni e del colon in un test in vitro, paragonabile al farmaco Adriamicyn, comunemente usato in chemioterapia.
Un altro studio, pubblicato sul Giornale dei Prodotti Naturali, mostra che la Graviola non è “paragonabile alla Adriamicyn”, ma drammaticamente come performance dello stesso nei test di laboratorio.

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I risultati mostrano che un farmaco trovato nella Graviola uccide selettivamente le cellule cancerogene, salvaguardando le cellule sane. La chemioterapia indiscriminatamente colpisce e distrugge tutte le cellule che attivamente si riproducono, sia le cancerogene che quelle sane.

Altra promettente ed ancora in corso ricerca della Purdue University è supportata da una sovvenzione dell’NCI. Le ricerche della Purdue hanno provato che le foglie della Graviola uccidono le cellule cancerogene tra sei tipi di cellule umane e sono particolarmente efficaci contro le cellule cancerogene della prostata e del pancreas.
In uno studio separato, le ricerche della Purdue mostrano che gli estratti delle foglie della Graviola sono in particolare efficaci nell’isolare e uccidere le cellule cancerogene dei polmoni.
Forse il più grande e significativo risultato sullo studio dell’Università Cattolica della Corea del Sud, tra quelli che abbiamo trovato, è quello dove la Graviola è presentata come killer delle cellule malate e protettore delle cellule sane. Per esempio la chemioterapia distrugge indiscriminatamente tutte le cellule in riproduzione – anche i normali capelli e le cellule dello stomaco.
Questo è ciò che causa così spesso effetti devastanti come la perdita di capelli e la comparsa di gravi nausee.
A questo riguardo, la Graviola appare come una promettente alternativa o come integratore dei principali trattamenti.

I resoconti sui pazienti indicano la Graviola come un aiuto a debellare i tumori.

Dal punto di vista medico, la Graviola ha ancora molta strada da fare.
Le sue proprietà sono state sperimentate solo in vitro. Ed è questa la causa per cui non è universalmente conosciuta ed accettata. La poco felice verità è che, senza un enorme reddito di un sintetico, brevettato medicinale, è improbabile che una società farmaceutica voglia investire migliaia (spesso milioni) di dollari solo per prendere il doppiamente oscuro, placebo, controllo degli studi sugli umani.
Questa è la sottintesa sfida da accettare per realizzare la più grande terapia nutrizionale.
Fortunatamente la Graviola è una sostanza naturale, così non dobbiamo sottostare alle decisioni delle società farmaceutiche.
Soltanto un relativo gruppo di medici e di pazienti negli USA sta attualmente usando la Graviola per combattere il cancro.
Abbiamo un solo caso storico che ha interessato un dirigente di una società altamente specializzata nel Texas. Una TAC ed una biopsia confermavano che questo dirigente (Daryl) aveva più di 20 tumori nella prostata. Gli fu raccomandato di operarsi, ma Daryl, sotto cura con un comune trattamento convezionale, non poteva andare incontro ad un costo così elevato.
Non voleva soffrire per impotenza ed incontinenza per tutto il resto della sua vita, triste causa dell’operazione. Decise invece di fare una meno invasiva terapia ormonale (per restringere le dimensioni della sua prostata) ed iniziò una rigorosa cura sostituitiva a base di Graviola.
Due mesi dopo, il livello di PSA di Daryl precipitò da 4.1 a 0.00.
Una TAC e diversi altri test a base di raggi gamma, confermarono più tardi che tutte le cellule tumorali della sua prostata erano sparite.

Sette anni di silenzio sono stati rotti.

Abbiamo continuato a lavorare con altri ricercatori che tuttora lavorano sulla Graviola. E’ così che molte scientifiche ed aneddotiche esperienze sono venute alla luce, come la suddetta.
Quindi, dopo sette anni di silenziose e segrete ricerche, riteniamo di non sentirci responsabili se solo ora vi portiamo a conoscenza di tutto ciò.
Cresciuta e raccolta dalle popolazioni indigene del Brasile, la Graviola è disponibile in quantità limitata negli USA. Ma ora, anche voi potrete essere fra i pochi eletti al mondo a beneficiare della Graviola.
Vi consigliamo, come sempre, a consultarvi con il vostro medico prima di iniziare qualsiasi nuova terapia, specialmente quando si tratta di cancro.
La Graviola è una sostanza completamente naturale senza effetti collaterali a parte una possibile lieve scombussolamento gastrointestinale se preso a stomaco pieno ad alti dosaggi (superiore a 5 gr)

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1. Unpublished data, National Cancer Institute. Anon: Nat Cancer 1st Central Files–(1976)
from Napralert Files, University of Illinois, 1995
2. Bioorg Med Chem 8(1):285-90, 2000
3. J Nat Prod 59(2):100-108, 1996
4. Phytochemistry 49(2):565-71, 1998
5. J. Nat Prod 58(6):902-908, 1995
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La Graviola combatte molto più che il cancro…….

Per quanto la ricerca sulla Graviola sia focalizzata sui suoi effetti di combattente del cancro, la pianta è stata usata da secoli dagli uomini della medicina del Sud America per curare uno strabiliante numero di indisposizioni, inclusi:
ipertensione – tricofizia (una malattia della pelle)
influenza, scorbuto, congestioni, malaria, nevralgia,
dissenteria, artrite, palpitazioni, reumatismi, irritabilità,
pressione alta, insonnia, diarrea, febbre, nausea,
vampate, dispepsia, spasmi muscolari, ulcera…….

Malgrado la raccolta di testimonianze sulle prove in vitro ed aneddotici risultati su questo dinamico combattente del cancro, la Graviola rimane sempre una terapia clandestina!

La Graviola è già stata testata sia sugli uomini chè sugli animali.
Ma la Graviola è un prodotto naturale, e come tale non può essere brevettato.
Senza la speranza di esclusività di vendita altamente proficua, la Graviola non potrà mai attirare l’interesse di nessuna delle maggiori società farmaceutiche o di ricerca di laboratorio.
Così non potremo mai leggere uno di quei studi clinici così blindati sull’albero che è stato ritenuto un aiuto alla lotta contro il cancro. Non ci sono dubbi su questo, i più recenti test di laboratorio ed aneddotici risultati sulla Graviola sono molto eccitanti. E se vi è stato diagnosticato un cancro, voi ed il vostro medico dovrete analizzare tutte le possibilità di cura.
Cercando fra tutte le possibilità di abbattimento del cancro, la Graviola vi potrà certamente già aiutare.

Questo articolo è apparso sulla pubblicazione mensile
dell’Istituto delle Scienze della Salute.
© Copyrighted, 2001 by
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(410) 223-2690

fragola non solo buona da mangiare



FAMIGLIA: Rosaceae
NOMI COMUNI: Merello, frola, maola de mont, finpon, briachelle, gagomula, fraula servaggia, mura de terra.
L’ESSENZA : Il rizoma e le foglie.
QUANDO SI RACCOGLIE: Il rizoma si raccoglie in autunno o in primavera e si monda dalla terra e dalle parti secche; le foglie si raccolgono in aprile – maggio quando sono completamente sviluppate.
PROPRIETÀ: Dietetiche, aperitive, depurative, diuretiche, antiinfiammatorie, astringenti.
PRINCIPI ATTIVI: Mucillagini, tannini, alcooli triterpenici (rizoma); vitamine C, A, B, zuccheri (frutti).

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COME SI USA LA DROGA
Il rizoma della Fragola ha proprietà aperitive, depuative che possono essere sfruttate dai gottosi, dagli artritici, dai reumatici e da coloro che sono affetti da sciatica e calcoli; il rizoma è inoltre un buon astringente gengivale

Le foglie hanno proprietà analoghe alle radici e in più sono considerate un buon antidiarroico, astringente cutaneo, antiemorragico e cicatrizzante.

USO INTERNO
Il rizoma: Per stimolare l’appetito, aumentare la diuresi, depurare l’organismo dagli acidi urici.

Decotto: 1 grammo in 100 ml di acqua. Due tazze al giorno prima dei pasti.

USO ESTERNO
Il rizoma (o le foglie): Per le mucose boccali infiammate.

Decotto: 5 grammi in 100 ml di acqua. Fare sciacqui e gargarismi più volte al giorno.

USO INTERNO
Le foglie: Per aumentare la diuresi, eliminare gli acidi urici, frenare diarree.

Infuso: 4 grammi in 100 ml di acqua. Tre – quattro tazzine al giorno.

USO COSMETICO
Una manciata di foglie dà un bagno utile alle pelli sensibili e infiammate.
La polpa del frutto viene ipiegata come maschera schiarente emolliente, rivitalizzante, utile per pelli secche e rugose.
Il succo del frutto lenisce, se applicato per mezz’ora, scottature solari di modesta entità.

curarsi in maniera naturale


LA CHELIDONIA

del Dr. Ernesto Riva

Dove si trova

Cresce nei luoghi incolti o tra le boscaglie ed è una delle prime piante a fiorire in primavera con caratteristici fiori di colore giallo intenso, raccolti in ombrelle terminali, e formati da quattro petali e due sepali precocemente caduchi. La pianta è erbacea con un fusto eretto e ramoso alto fino a 80 cm. portante grandi foglie segmentate e pennatosette. Spezzando i fragili steli di quest’erba fuoriesce un lattice di colore giallo intenso ricco di principi attivi medicamentosi.

Proprietà medicinali e curative

L’inizio della fioritura della chelidonia coincide con il ritorno delle rondini e per questa ragione, forse, si pensò di attribuirle il nome di origine greca che significa appunto “rondine” (chelidòn). In antichità si credeva infatti che la rondine si servisse del lattice di questa pianta per rafforzare la vista ai nidiacei poiché, secondo una convinzione tramandata da Plinio e attribuita ad Aristotele, si pensava che i piccoli delle rondini nascessero ciechi e che, per risanare la loro vista, le madri deponessero nei loro occhi una goccia di succo di chelidonia.

Il lattice di questa pianta non mancò di incuriosire i seguaci della teoria della “signatura”, dottrina per la quale si pensava che la natura mostrasse sempre dei particolari “segni” utili alla salute dell’uomo, i quali sostenevano che il lattice giallo di chelidonia richiamava quello dei succhi biliari e doveva quindi servire ad aprire le occlusioni del fegato. Le rivelazioni più clamorose riguardo all’uso di questa pianta furono però formulate in un celebre testamentum lasciato nel XIV secolo da un monaco francescano di nome Raimondo Lullo, il quale sosteneva di aver scoperto il “magistero di resuscitare i morti”: « … l’ammalato si leverà in brevissimo tempo e confortandolo di tanto in tanto con la quintessenza di chelidonia (estratto alcoolico) si sanerà perfettamente se non haverà determinato iddio al tutto che colui mora. … della quintessenza danne una dramma e se tu, o medico, opererai secondo la mia dottrina, tu farai opere mirabili sopra la terra… ».

Al di là delle fantasie mistiche inventate dal monaco Raimondo Lullo è da dire però che l’erba chelidonia ha sempre avuto un ruolo preminente nei rituali di carattere taumaturgico; basti pensare che passò alla storia con il nome di “latte della strega” proprio perché il suo lattice veniva e viene tutt’oggi utilizzato per togliere le verruche. La cosa incuriosì taluni autori che, dopo aver osservato un rallentamento della crescita dei carcinomi sperimentali dei topi trattati con chelidonia, individuarono nella pianta un alcaloide (chelleretrina) caratterizzato da una certa attività antiblastica e spiccata azione antifungina: fu ovvio perciò raccomandare il lattice di chelidonia nel trattamento di certe forme neoplastiche cutanee benigne quali appunto le verruche.

L’affermazione “signaturistica” che il succo di celidonia giovasse alle occlusioni del fegato incuriosì ancora di più la scienza farmaceutica che scoprì nella pianta un altro alcaloide, di nome chelidonina , capace di agire sul tono dei muscoli lisci; a ciò si è arrivati grazie all’analogia esistente fra la chelidonina (un composto papaverinico benzil-isochinolinico ) e gli alcaloidi del papavero e ha fatto pensare ad un parallelismo d’azione fra le due sostanze, vale a dire che fossero dei farmaci farmacologicamente attivi come spasmolitici indicati nel trattamento delle colecistopatie e delle calcolosi biliari.

Studi effettuati sugli stessi principi attivi hanno poi rilevato l’esistenza di un’attività eccitante sui centri midollari, con contrazioni stricnino-simili, che a dosi elevate può portare a una completa paralisi de muscoli respiratori e vasomotori. Se ne deduce che la chelidonia può risultare anche un veleno per cui è una pianta da usare con estrema cautela.

Come utilizzarla

GOCCE COLECISTOCINETICHE DI CHELIDONIA COMPOSTA
chelidonia tintura madre da pianta fresca g 10
estratto di carciofo g 10
estratto di boldo g 10
estratto di arancio dolce g 10
40 gocce prima dei pasti come coadiuvante nella terapia delle colecistopatie e delle calcolosi biliari.

LOZIONE ANTIVERRUCHE DI CHELIDONIA COMPOSTA:
chelidonia tintura madre da pianta fresca g 25
resina di trementina g 15
acido salicilico g 5
acido lattico g 5
Per toccature.

Link

I mirtilli, ma in generale i frutti di bosco, riducono abbastanza velocemente la massa dei tumori, come dimostrato recentemente da una ricerca australiana.

Nei test effettuati, si è visto che i mirtilli hanno diminuito la massa del tumore di circa un quarto in due settimane e ora i trials prevedono di verificare come il bere un bicchiere o due al giorno di succo o mangiare direttamente la frutta (non disponibile tutto l’anno) possa trattare o prevenire lo sviluppo dei tumori.

Il dottor Jas Singh, che ha guidato il team di ricerca della Sydney University, ha intrapreso dei test per verificare l’efficacia nella soppressione dello sviluppo delle cellule tumorali in vitro e in topi da laboratorio con il cancro alla prostata indotto. Dopo solo due settimane di acqua e sciroppo di mirtillo puro i tumori si sono ristretti (diminuzione volumetrica) di circa il 25%.

Il mirtillo sembra essere sempre più un rimedio naturale efficace e utile sia agli occhi che in oncologia. E poi cosa c’è di meglio che mangiare una macedonia a base di frutti di bosco?

Estratto di broccoli contro il tumore

Per essere belli dentro e sani fuori d’ora in avanti bisognerà mangiare e nello stesso tempo spalmare sulla pelle i broccoli.

Secondo uno studio da poco pubblicato dal professor Paul Talalay e dal suo collega Jed Fahey, applicazioni locali dell’estratto di broccolo riducono il rischio di sviluppare il cancro della pelle associato all’infiammazione indotta dalla lunga esposizione ai raggi UV.

In questo senso l’estratto di broccoli -che non è un filtro solare- non previene le scottature, ma una volta assorbito dalla pelle va ad agire stimolando certi enzimi protettivi che aiutano le cellule a difendersi dai danni causati dai raggi UV.

Il principio attivo, individuato dall’équipe già 15 anni fa, si chiama sulforaphane ed è in grado di indurre l’apoptosi delle cellule specificatamente cancerogene e pertanto potrebbe essere impiegato con successo anche nella cura di altre forme tumorali

Il calore può sconfiggere le cellule tumorali

Nel 1947, un biochimico italiano, Pavese, aveva dimostrato che le cellule tumorali coltivate in laboratorio sopravvivono meno delle cellule normali quando si aumenta la loro temperatura. Esattamente tra i 42-43°C, abbiamo il picco del numero di cellule tumorali morte. Quindi, per terapia ipertermica o ipertermia si intende il riscaldamento controllato di tessuti biologici a temperature superiori a quella fisiologica, al fine di produrre un effetto citotossico diretto e di inibire la proliferazione di cellule tumorali, agendo nella sintesi del DNA e quindi attiva particolarmente in fase di mitosi.

Le tecniche ovviamente sono molte e diverse tra loro, dipende dal tipo di tumore perché non tutte agiscono e funzionano nello stesso modo.

Tra queste la più diffusa è quella che utilizza campi elettromagnetici. Attualmente si usa la frequenza di 13,56 MHz, che permette di ottenere un riscaldamento in profondità dei tessuti trattati in modo non invasivo e perché gli effetti collaterali sono praticamente vicini allo zero, per quanto ci sia un margine di rischio come in tutte le cose.

Per avere informazioni esiste l’Associazione Europea di Ipertermia (Assie) da contattare.

informati sui rimedi naturali

La menopausa non è una malattia, tuttavia può comportare tali disagi da risultare un’età molto difficile nella vita di una donna.
Questo periodo si carica inoltre di significati psicologici, culturali e sociali che complicano le sue oggettive problematiche.
Molte, però, sono le risorse che permettono alle donne di vivere la menopausa con serenità. Una delle principali è un’alimentazione mirata che combatta i disagi e i rischi dell’età: le vampate di calore, i disturbi cardiovascolari, l’osteoporosi, l’aumento di peso.
Questo libro indica gli alimenti più efficaci e le diete migliori.

Lo trovi in:

Alimentazione e salute
Menopausa
Salute della donna

Bere tè aiuta contro l’osteoporosi

Dei ricercatori australiano hanno pubblicato un articolo sull’American Journal of Clinical Nutrition nel quale si evince che bere tè regolarmente aiuta a ridurre il rischio del riassorbimento osseo dovuto all’età.

L’attività di ricerca è consistita nell’analizzare donne tra i 70 e gli 80 anni di età per un periodo di 5 anni per valutare l’efficacia degli integratori di calcio e gli effetti dell’osteoporosi.
Il risultato è stato che le donne assidue bevitrice di tè verde e nero (gli altri tipi di tè sembrano non avere i medesimi effetti) mostrano una maggiore densità ossea e una migliore organizzazione dei minerali rispetto alle non bevitrici.

Tuttavia i ricercatori non possono determinare quante tazze di tè occorre bere al giorno per rinforzare le ossa.

Nell’immagine sopra, si nota a sinistra un osso sano e a destra un osso degenerato affetto da osteoporosi: la parte trabecolare appare diminuita e più fragile.
piu’ info

ESSIAC ED IL CANCRO CURA


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La storia di Essiac

L’autobiografia completa di Rene Caisse,
i dettagli delle proprietà e gli studi su
Essiac sono contenuti nel libro:
“ESSIAC”
a cura del dr. Stefano Scoglio,
pubblicato da Macroedizioni.

mail to: info@essiac.it
Nel 1922, una paziente dell’infermiera Rene Caisse le raccontò di un infuso indiano con il quale aveva curato un tumore al seno, molti anni prima. Quando la zia di Rene guarì di un tumore non operabile dopo aver bevuto questo infuso, i medici cominciarono ad affidarle i loro casi disperati. Dopo molte sperimentazioni e con l’aiuto di un medico, Rene migliorò la formula in modo che l’infuso potesse essere assunto senza effetti collaterali.
Lo chiamò ESSIAC, ovvero il suo nome al contrario.
Per otto anni, l’infermiera Caisse gestì una clinica privata per malati di tumore a Bracebridge, Ontario (Canada), senza voler mai essere pagata. Si sentì più che gratificata dal fatto che sua madre fosse guarita di un tumore bevendo ESSIAC. Medici scettici visitarono la sua clinica e ripartirono convinti dell’efficacia del trattamento.
Secondo una teoria medica comunemente accettata, le sostanze e le procedure usate per combattere i tumori, devono, per costituire un valido trattamento, distruggere le cellule cancerogene. Purtroppo le tecniche “comprovate” fanno tutte paura quasi quanto la malattia stessa. Tali interventi possono indebolire la resistenza dei pazienti al fattore maligno e risultano in una qualità di vita molto scarsa.
Rene Caisse era convinta che la distruzione non fosse la risposta.
Nella consapevolezza che le cellule maligne sottraggono nutrimento alle cellule sane, aveva costituito una sua teoria: ESSIAC può rendere le cellule sane più resistenti, bloccando la fonte di nutrimento delle cellule cancerose, aiutando così la regressione di queste ultime. Comunque, qualsiasi fosse il meccanismo, la crescita di cellule normali veniva restaurata. Visti i successi ottenuti nella regressione dei tumori, Rene raccomandava di prendere ESSIAC prima di un’operazione perché poteva esserci meno pericolo di metastasi o di ricadute e una maggiore possibilità che l’operazione fosse terminata con successo. In alcuni casi ESSIAC aiutava i pazienti fino al punto che l’operazione non era più necessaria.
Altri fattori nella formula alle erbe aiutavano a purificare il sangue e a normalizzare gli enzimi. Siccome ESSIAC attivava le difese naturali dell’organismo, non creava nessuna dipendenza del paziente al prodotto. Anche se tutti non venivano aiutati, il prodotto leniva il dolore e migliorava la qualità di vita di tanti pazienti, alcuni dei quali vivevano per altre decine di anni. Rene Caisse non affermava mai che ESSIAC fosse una cura contro il cancro, solo che leniva la sofferenza e aumentava le probabilità di vincere la malattia. Nella formula degli indiani Ojibway, Rene aveva trovato un modo non tossico di stimolare la capacità di autoguarigione del corpo.
Non facendosi pagare, Rene non aveva soldi per le battaglie legali e dato che non era medico, fu continuamente minacciata con l’arresto perché praticava medicina senza licenza. Medici simpatizzanti ed ex pazienti presero le sue difese ma non riuscirono a cambiare la situazione. Alla fine, quando non fu più in grado di dare battaglia contro le continue minacce di arresto, multe e imprigionamento, decise di chiudere la clinica.
Rene diceva che dopo questa decisione la sua vita era diventata un inferno perché non le era concesso di aiutare l’umanità sofferente.
Molte volte rifiutò grosse somme di denaro in cambio della formula, perché temeva che sarebbe scomparsa nei laboratori per sperimentazione su animali e non sarebbe arrivata alla gente che ne aveva bisogno. Alla fine della sua vita, Rene Caisse affidò ESSIAC alla Resperin Corporation, perché questa impresa le assicurò l’impegno che aveva sempre desiderato: trattare pazienti con tumori e lavorare per ottenere il riconoscimento medico ufficiale di ESSIAC.

LA DIETA NATURALE


Per una corretta comprensione dell’argomento di questa relazione occorre fare uno sforzo su sè stessi: si devono, cioè, lasciare da parte tutte le teorie e le ipotesi sull’alimentazione dell’uomo preistorico che grosse forze economiche ed una scienza asservita al potere e al profitto hanno cercato di farci accettare a tutela di determinati interessi. Si deve invece cercare di dare risposte soddisfacentemente accettabili agli interrogativi che certamente suscita tale tema, utilizzando il buon senso, la logica elementare e i nostri orientamenti istintivi : sono, questi, tre semplici ma potenti strumenti di indagine di cui tutti disponiamo e che dobbiamo rivalutare ed usare con determinazione.

Occorre partire da un dato di fatto incontestabile: i nostri antichi progenitori non erano carnivori, non erano erbivori, non erano onnivori, erano semplicemente dei fruttariani e lo furono per moltissimi anni, i primi della loro esistenza. Essi, non ancora bipedi, vivevano sugli alberi della foresta, che dava loro l’unico cibo al quale la specie umana è biologicamente adatta, cioè la frutta succosa e dolce, che ancora oggi istintivamente appetiamo e cerchiamo da piccoli finchè conserviamo i nostri sani istinti alimentari. Quindi noi tuttora nasciamo fruttariani, non ci sono dubbi, non ce ne possono essere, da bambini desideriamo e rubiamo la frutta, non la carne, non la verdura, essendo attirati unicamente dal cibo più confacente alla nostra struttura fisiopsichica e quindi nutrizionalmente ottimale, come l’anatomia comparata, la fisiologia comparata ed altre discipline scientifiche comprovano.

Indubbiamente, per ogni specie animale esiste un cibo adatto, più di qualsiasi altro, a quella specie e la frutta succosa e dolce è, appunto il cibo più adatto naturalmente alla specie umana.

Scientificamente questo è spiegabile facilmente dato che esiste una stretta relazione, profonda ed atavica, tra un certo tipo di alimento e la struttura anatomo-funzionale dell’animale che di esso si nutre; tale relazione costituisce garanzia di conservazione e di salute per quell’organismo, il quale, pertanto, è, ovviamente, attratto “istintivamente” da quello specifico alimento. Quell’organismo è, in conclusione, predisposto, per legge naturale, in modo ottimale, alla ingestione e alla digestione di quell’alimento soprattutto e più di ogni altro alimento.

La terminologia è importante; deve essere quanto più possibile esatta, per evitare confusioni, errori di valutazione, interpretazioni fuorvianti, conclusioni sbagliate.

Detto questo, ecco che sorge qui la necessità di fare chiarezza sulla differenza tra “fruttivoro” e “fruttariano” e tra “fruttivorismo” e “fruttarismo”.

Parliamone, quindi.

Il termine “fruttivorismo” indica un generico “mangiar frutta”; pertanto “fruttivoro” è “chi mangia frutta”. Orbene, se pensiamo che esistono popoli che non conoscono l’uso alimentare della carne e dell’olio, o del pane, o del latte non umano, ma che (significativamente!) non esiste alcun popolo che ignori la frutta come alimento, allora TUTTI gli abitanti della Terra si potrebbero qualificare “fruttivori”, anche se assieme alla frutta mangiano altro? CERTAMENTE.

Ma quei fruttivori che sono finalmente riusciti ad individuare nella frutta il proprio UNICO e duraturo alimento, ripristinando felicemente l’alimentazione naturale dei nostri antenati, sono dei fruttivori particolari che occorre distinguere dagli altri fruttivori chiamandoli “fruttariani” e chiamando “fruttarismo” il modello alimentare da loro raggiunto. Non sarebbe errato quindi dire che i fruttariani sono dei “fruttivori fruttariani”.

In conclusione, tutti i fruttivori e quindi indistintamente tutti gli uomini della Terra sono potenzialmente dei futuri fruttariani in quanto tutti inevitabilmente, più o meno tardi e più o meno velocemente, approderanno (questo è il vero progresso!) al fruttarismo, ambita meta di tutta l’umanità, impegnata ormai nel lungo viaggio di ritomo alla alimentazione naturale, che ha intrapreso molti millenni fa.

E’, questo, un viaggio lunghissimo, ma che verrebbe enormemente accelerato se da bambini fossimo lasciati liberi di crescere nutrendoci solo con la frutta, unico alimento che l’istinto ci suggerisce e che ambiamo mangiare e non fossimo invece soggetti alle pressioni deviatrici dei genitori, di coetanei gi viziati, di pediatri che, ignoranti o venduti all’industria, influenzano purtroppo le cure parentali. Ancora qualche nota di terminologia per affermare che si può validamente usare il termine “frugivoro” quale sinonimo di “fruttariano”, come autorevolmente confermano il glottologo Pianegiani nel suo “Dizionario etimologico della lingua italiana” ed il linguista Webster nel suo “New International Dictionary”. Va ricordato anche che la radice etimologica di FRUCTUS è la medesima di “frugale” e quindi di “frugalità”, per indicare un modello di alimentazione sobrio e limitato a modeste quantità di prodotti della terra, il che toma a lode del vegetarismo e, naturalmente, del fruttarismo. C’è chi, facendo leva sul fatto che FRUGES (latino) significa “frutti”, ma significa anche “biade”, sostiene, più o meno artatamente, che il termine “frugivoro”, se si privilegia tale secondo significato e se ci si riferisce all’uomo, giustifica il ricorso alimentare ai cereali da parte dell’uomo stesso.

Una simile tesi è però scientificamente insostenibile per molti motivi e soprattutto per i seguenti, da tenere sempre presenti:

I cereali danno dei frutti secchi (cariossidi) che, se interi, sono inadatti ad alimentare l’uomo mentre sono adatti, per esempio, a nutrire uccelli granivori, che sono fomiti di un apparato digerente appositamente strutturato per la digestione di questi frutti/semi delle graminacee (famiglia alla quale appartengono i cereali) e ben diverso da quello umano. L’uomo soltanto ricorrendo ad artifici riesce ad utilizzare i cereali: con la MOLITURA e poi con la COTTURA, ricavando alla fine dei prodotti morti, privati, fra l’altro, del corredo vitaminico.

All’uomo si addicono solo i frutti crudi (cioè “vivi”), carnosi e dolci, che costituirono – si ripete – la sua unica fonte di alimentazione nella preistoria e che contengono più o meno la stessa percentuale media di acqua presente nel corpo umano (65%).

La digestione degli amidi dei cereali è particolarmente onerosa in quando a dispendio energetico e alla fine approderà alla formazione terminale di monosaccaridi (cioè zuccheri semplici, come, per esempio, il glucosio) che troviamo già presenti, pronti ad essere assorbiti senza fatica, nella frutta carnosa e dolce.

Se, invece, si fa riferimento non all’uomo come fruitore di cereali, ma ad altri animali, l’affermazione secondo la quale è corretto l’utilizzo alimentare dei cereali è scientificamente valida. Del resto si è già visto dianzi che per gli uccelli granivori le cariossidi (integre) dei cereali costituiscono cibo adeguato. Lo precisa attenzione! – lo stesso glottologo Pianegiani (prima citato) il quale ci dice che FRUGES con il significato di “biade” si addice “propriamente alle bestie”, intendendo evidentemente per “bestie” gli animali non umani e particolarmente gli erbivori, i quali infatti usano le biade come foraggio e per i quali quindi è giusto dire (come, sempre il Pianegiani dice) che “si pascono” di biade.

Poichè questo paragrafo fa parte di un lavoro imperniato sulle proteine nell’alimentazione umana, uno dei punti qualificanti è senza dubbio quello che riguarda le proteine della frutta, che costituirono per millenni l’unico cibo dell’uomo preistorico. L’uomo, però, ad un certo momento del suo passato preistorico divenne carnivoro e la carne, si sa, è un alimento eminentemente proteico, che continua ad essere presente nella comune dieta di gran parte dell’umanità.

Quale abisso tra l’uomo preistorico fruttariano testà descritto e l’attuale uomo carnivoro! perchè l’uomo divenne carnivoro! Cerchiamo di rispondere a questo inquietante interrogativo nel seguente paragrafo.
L’UOMO FRUTTARIANO DIVIENE CARNIVORO.
Dalle proteine della frutta alle proteine della carne.
Ovviamente, nel lunghissimo periodo durante il quale l’uomo si nutrì solo di frutta nella sua patria d’origine, la foresta intertropicale fruttifera, il suo fabbisogno proteico non potà essere coperto altro che dal contenuto proteico della frutta, sull’entità del quale tratteremo in un apposito sottocapitolo.

Cerchiamo invece di capire i motivi dell’avvento del camivorismo nella vita dell’uomo, fatto che ha tutte le caratteristiche di una tragica involuzione, dalla quale prese l’avvio la degenerazione fisiopsichica dell’uomo attuale; anche le modalità con le quali questo evento ebbe a realizzarsi sono degne di attenzione. Ecco perchè è necessario parlarne prima di riprendere il discorso sulle proteine.

Durante la preistoria dell’uomo si verificarono eventi meteorologici e geologici che alterarono profondamente l’ambiente. In particolare vennero alterati i biomi vegetali dai quali l’uomo traeva il proprio nutrimento. Avvennero:

glaciazioni (espansioni dei ghiacciai),

interglaciazioni (ritiri dei ghiacciai e avvento di climi più caldi),

periodi di forte inaridimento climatico (siccità),

periodi di aumenti eccezionali di piovosità (pluviali).

Per l’uomo fu particolarmente importante l’ultima glaciazione, denominata WERM, per la precisione WERM III, dell’era quaternaria (pleistocene). Tale immane glaciazione comportà l’avanzata dei ghiacciai su gran parte delle regioni euroasiatiche, con conseguente distruzione delle foreste e con effetti che si protrassero sino a 10.000 anni fa circa. Ma coeve di tale glaciazione furono le intensissime precipitazioni (pluviali) che si verificarono in Africa; ed anche questi eventi climatici furono gravidi di conseguenze per l’uomo. A tali pluviali fecero seguito delle fasi di calo drastico delle piogge e di conseguente inaridimento del clima. A tutto questo bisogna aggiungere gli effetti della formazione della Great Rift Valley, lungo la quale l’Africa si è come spaccata a causa di un grandioso effetto tettonico, tuttora in corso.

L’insieme di tali eventi provocarono notevolissime riduzioni delle foreste che si trasformarono prevalentemente in savane.

L’uomo fu così costretto a comportarsi come un animale da savana, per sopravvivere, fu costretto a cibarsi di quello che in tale ambiente trovava. Vi trovò le graminacee, piante che richiedono spazi aperti, luce solare diretta, condizioni offerte dalla savana e non dall’ombrosa foresta donde l’uomo proveniva. Ci dice il prof. Marcelle Cornei, illustre studioso, dal quale tanto abbiamo appreso, nel suo “Quaderno della salute”: “L’uomo, per derivazione ancestrale, è una scimmia d’ombra: visse per milioni di anni sugli alberi, nell’ombra delle fronde; sceso a terra, poi, vagò per altri milioni di anni nella savana”.

Ora, le graminacee (ne abbiamo già parlato) producono frutti secchi, inodori e insapori;

sono, insomma, come dicemmo, cibo per uccelli. Con artifizi l’uomo riuscì, con l’aiuto del fuoco, ad utilizzare queste cariossidi. Ma l’evento più rivoluzionario che occorse all’uomo, comportandosi come un animale da savana, fu il ricorso, a scopo alimentare, alla carne degli erbivori abitatori della savana, divenendo così, per necessità, un mangiatore di carne, sempre però con l’aiuto del fuoco, non potendo mangiare crudi ne le cariossidi dei cereali ne le carni. Senza l’artifizio della cottura e (per i cereali) della molitura, l’uomo non avrebbe potuto diventare ne un mangiatore di carne, ne cerealivoro, giacchè le sue caratteristiche anatomiche naturali (dentatura, ecc.) da sole, non lo avrebbero consentito.

L’impatto con le innaturali deviazioni alimentari (cereali e proteine di cadaveri di animali, peraltro cotti, cioè morti) ebbe, per l’uomo, conseguenze catastrofiche in termini di salute e di durata della vita: il che è comprensibile, dato quello che io chiamo “salto a strapiombo” tra un alimento vivo e vitalizzante come la frutta da una parte e gli alimenti amidacei e carnei, cadaverici e mortiferi, iperproteici come la carne, uccisi e quindi devitalizzati con la cottura, dall’altra.

Reay Tannahill nella sua “Storia del cibo” ci dice che addirittura “durante il periodo dei Neanderthaliani meno della metà della popolazione sopravviveva oltre i 20 anni e 9 su 10 degli adulti restanti morivano prima dei 40 anni”.

Fu soprattutto l’avvento del cibo carneo, con il suo contenuto eccessivo di proteine e con la conseguente tossiemia a produrre tali disastrosi effetti sul corpo, ma anche sulla mente degli uomini; non bisogna infatti dimenticare che la carne crea aggressività.

S’è detto prima che anche le modalità con le quali questi eventi così negativi si produssero “sono degne di attenzione”. Accenniamone, quindi riferendo, in succinto, quanto a questo riguardo dice James Collier, autorevole antropologo: “In conseguenza dei disastrasi effetti di tali eventi sconvolgenti sul clima e sulla vegetazione, l’uomo non potette più affidarsi ai vegetali per nutrirsi e dovette ricorrere alla carne.”

Ma l’uomo è inerme, quindi non è per natura carnivoro, essendo sfornito anatomicamente dei dispositivi atti ad inseguire, uccidere e masticare, crude, le carni degli erbivori. Si pensa pertanto che l’uomo primitivo non sia stato, all’inizio, tanto un cacciatore quanto uno spazzino, che si nutriva delle prede fatte da altri animali veramente carnivori, mancandogli anche la insensibilità necessaria per aggredire ed uccidere con le proprie mani degli animali pacifici e innocenti, oltre che inermi. Forse, adoperando sassi e bastoni, l’uomo riusciva ad allontanare il leopardo dall’antilope uccisa, se ne impossessava e la trascinava al sicuro nel suo rifugio. Tale comportamento è stato chiamato anche “sciacallaggio”.

Ma l’uomo non si limità a sottrarre agli animali carnivori parte delle loro prede, ma fu costretto anche, quando non trovava da esercitare tale funzione di sciacallaggio, a cacciare direttamente, forzando la sua naturale non-aggressività, spintovi sempre dalla necessità di trovare i mezzi per sopravvivere. Il prof. Facchini (docente di antropologia all’Università di Bologna) si dice certo che l’uomo preistorico adoperò il fuoco a scopo culinario soprattutto per cuocere la carne. Concorda su tale affermazione anche il prof. Qakiaye Perlès, dell’Università di Parigi.

Ma oggi per fortuna non esistono più le ragioni di forza maggiore che obbligarono i nostri antenati ad alimentarsi con cadaveri di animali per assicurarsi il fabbisogno proteico; pertanto da molto tempo l’uomo ha inserito in misura crescente frutta, verdura e ortaggi crudi nella propria dieta. Occorre però vigilare sempre, per difenderci dall’autentico agguato che le industrie alimentari ci tendono continuamente proponendoci, ricorrendo alla propaganda a mezzo dei mass-media e all’opera nefasta di medici prezzolati, sostanze di dubbia convenienza o addirittura nocive.

L’UOMO NON DISCENDE DALLE SCIMMIE E’ stato osservato, circa l’aggiunta di verdure e ortaggi alla frutta, che le tre grandi scimmie antropomorfe (Pongidi) Orango, scimpanzè e gorilla , ritenute comunemente, sui piani anatomico, fisiologico, ematologico, ecc., i più vicini nostri parenti, mangiano, oltre che frutta, anche foglie, gemme, scorze, rametti, radici, sedano selvatico, bambù ed altre erbe. Soprattutto si sottolinea che questo comportamento alimentare si riscontra nel gorilla, che invece da molti fruttariani veniva portato come esempio di animale fruttariano al 100%, come una sorta di archetipo fruttariano: si ritiene, anzi, da alcuni che la frutta partecipi alla dieta del gorilla in minor misura degli altri vegetali sopra citati. Sono invece tutti concordi nel rilevare, nella dieta dei Pongidi, l’assenza di noci (cioè, precisiamo noi, di semi), particolare che sottolineiamo come importante, per quanto appresso si dirà a proposito dei semi e della loro carica proteica.
Quanto sopra viene citato da alcuni per cercare di avvalorare, su un preteso piano scientifico zoologico/evoluzionistico, la necessità dell’aggiunta di verdure ed ortaggi alla frutta anche da parte dell’uomo, cioè, in pratica, per negare la sufficienza nutrizionale di una dieta fruttariana al 100%.

Senonchè coloro che tanto affermano dicono cose scientificamente inesatte e le loro conclusioni sono errate, difettando, tra l’altro, di validi aggiornamenti culturali. Infatti, coloro che “fotocopiando” i comportamenti dei Pongidi (ammesso, ma non concesso che siano quelli che vengono descritti) pretendono di trasferirli all’uomo pari pari, come per un imperativo biologico automatico, sembra che siano rimasti alla famosa e semplicistica (e, potremmo anche dire, infantile) interpretazione di quanto Charles Darwin, nel 1871, scrisse nel suo “The Descent of Man”. Si disse, allora, che Darwin sosteneva che “l’uomo discendeva dalla scimmia”. Come invece ogni persona con un minimo di cultura biologico/naturalistica sa, Darwin non affermava che l’uomo discendeva da una scimmia antropomorfa.

La verità è, invece, che le grandi scimmie antropomorfe e l’uomo sono organismi contemporanei sì, ma che discenderebbero, però, da un primate, antenato comune, esistito milioni di anni fa e attualmente estinto. Da quello si sarebbero poi originate due distinte linee evolutive, una delle quali avrebbe portato alle attuali scimmie antropomorfe, mentre l’altra avrebbe avuto come termine ultimo l’uomo. Inoltre – ci dice Ralph Cinque, D.C., direttore dell’Hygeia Health Retreat di Yorktown (Texas), nonostante le sue critiche al fruttarismo umano al 100% – “l’uomo non è una scimmia leggermente migliorata, le differenze con gli esseri umani sono considerevoli ed è un errore fare dei paralleli fra i due” (dalla rivista Vie et Action n. 157).

Gli fa eco T.C. Fry, direttore del periodico Healthfui Living, il quale sostiene che consigliare di mangiare verdure perchè contengono elementi nutritivi che non si troverebbero nella frutta è un nonsenso perchè non c’è nelle verdure niente che non sia contenuto, in quantità sufficiente, anche nella frutta.

Una obiezione di natura biochimica avversa all’uso delle verdure è questa: mentre gli erbivori sono provvisti dell’enzima “cellulasi” che consente di convertire la cellulosa contenuta nelle foglie in glucosio, l’uomo è sprovvisto di tale enzima e pertanto non ricava alcuna utilità, almeno per quel che riguarda l’approvvigionamento di glucidi, dal mangiare verdure. Tutto quello che, oltre alla cellulosa, si trova nella foglia e che possa avere un qualche valore nutritivo lo si trova anche nella frutta. Poichè il nostro corpo ha bisogno, per produrre energia, di glucosio, le foglie verdi non sono in grado di dargliene per l’assenza di tale enzima. In definitiva, le verdure possono essere considerate naturali per gli erbivori, ma certamente non per i fruttariani, come l’uomo; inoltre non ci procurano alcuna caloria ed è più l’energia che spendiamo per la loro digestione che quella che se ne ricava.

Si dice che nelle verdure c’è la clorofilla, alla quale si attribuiscono virtà particolari nella nutrizione dell’uomo, ma la clorofilla è una proteina come le altre. Le vitamine, i sali minerali, le proteine ed alcuni acidi grassi presenti nelle foglie si ritrovano anche nella frutta, inoltre nella frutta si trova l’acqua “fisiologica” più o meno nella stessa percentuale con la quale è presente nel corpo umano; non così nelle foglie e meno ancora nei semi.

Fry sposta poi la sua attenzione sul fatto che la maggior parte delle foglie, tra cui quelle che noi mangiamo, sono provviste di veleni protettori della pianta. Tra le foglie più tossiche che noi mangiamo sono da annoverare: il sedano, le bietole, il ravizzone (colza), il rabarbaro, il prezzemolo, il basilico, gli spinaci, la cicoria, la menta, il tarassaco, l’origano, ecc.

Particolarmente tossiche e persino mortali sono le foglie del pomodoro, della patata, della melanzana, del peperone, dell’albicocco, ecc. Financo le foglie della lattuga pare che siano, sebbene modestamente, provviste di sostanze tossiche. La presenza di questi veleni protettori nelle foglie e dei conseguenti rischi tossicologici che si corrono nel mangiarle sono autorevolmente confermati dagli studi specifici fatti dal prof. Bruce Ames, dell’Università di Berkeley, USA. Per contro, la maggior parte dei frutti utilizzati dall’uomo a scopo alimentare sono invece privi di sostanze tossiche.

Anche le notizie relative alla presenza di fogliame ed altre parti di vegetali nella normale dieta delle grandi scimmie antropomorfe, della quale prima si è parlato, sono false. La prima osservazione che si può fare è che noi non possiamo essere condizionati dalla loro condizione attuale, più che non esserlo dagli Esquimesi, dice ironicamente Fry.

Si è detto prima che le grandi scimmie antropomorfe non mangiano semi, comunemente indicati come “noci”. Ora, per quanto riguarda l’uomo, possiamo dire che le noci non solo non sono necessarie, ma addirittura sono dannose, contenendo un fattore antinutrizionale, un antienzima, che ostacola la loro digestione da parte di altri enzimi. E’ chiaro che i semi hanno lo scopo di dare vita a un nuovo essere vivente e non sono certo destinati ad essere distrutti dall’azione trituratrice dei denti dell’uomo prima che dai suoi succhi digestivi. La Natura non ha prodotto i semi per nutriire l’uomo, per altro sono troppo proteici e possono, a causa proprio di tale eccesso di proteine, provocare danni alla salute umana. Infine, contenendo pochissima acqua, sono inadatti anche per questo a costituire un cibo adeguato alle esigenze umane.

Per l’uomo che si trovasse in uno stato di natura, senza apparecchi per cucinare, disponendo solo del suo corpo, senza attrezzi di nessun tipo, la frutta è la sola cosa che prenderebbe, rifiutando erbe, cereali, radici e tuberi; naturalmente rifiuterebbe, essendone incapace di catturare, uccidere e mangiare altri animali oppure di berne il latte.

La frutta, in sostanza, costituisce un alimento naturale, che, comparso quando comparve, l’uomo, fu chiaramente destinata dalla Natura, simbioticamente, a nutrire in modo ottimale l’uomo.

Quando si afferma che la frutta, utilizzata come unico alimento, provoca un sovraccarico di zuccheri, si trascura il fatto che a tale eccesso contribuisce (e non potrebbe essere altrimenti) anche l’alimento amidaceo che ingeriamo (pane, pasta, riso, polenta, ecc.) e che ha, come destino finale della sua digestione, appunto, monosaccaridi (zuccheri semplici); questo eccesso di amidi nella propria dieta è comunemente indicato con il termine “amidonismo”.

Riprendiamo il discorso sulle grandi scimmie antropomorfe per esaminare più approfonditamente la loro dieta. Ebbene, si è potuto accertare che l’orango può restare fino a tre mesi di seguito sugli alberi, senza mai scendere al suolo e nutrendosi pertanto solo della frutta prodotta dagli alberi. I gorilla vengono giustamente definiti da Fry “macchine che vanno a foraggio e macchine per defecare” in quanto la loro giornata è mediamente costituita da 14 ore dedicate a riposare e defecare e 10 ore circa dedicate alla ricerca ed ingestione di cibo. George B. Schaller ha fatto notare che essi mangiavano foraggio in una quantità giornaliera pari al 10% del loro peso, soprattutto sedano selvatico. Ne si capisce come possano elaborare tutti questi vegetali se si tiene presente che i gorilla, come del resto l’uomo (e ne abbiamo parlato) non secernono la cellulasi, che è l’enzima necessario alla trasformazione della cellulosa in uno zucchero semplice. Evidentemente questa grossa massa solo parzialmente digerita di vegetali stimola egregiamente la peristalsi provocando la pressochè continua defecazione. Ma Schaller ha approfondito la cosa ed ha potuto così appurare che, quando arrivava la stagione di certa frutta, i gorilla non toccavano più il foraggio, ma si alimentavano unicamente di quella frutta, fin che ce n’era.

Ed è ancora Schaller, primatologo di grande fama, che ci riferisce di un esperimento fatto allo zoo di San Diego, dove i gorilla, se veniva loro somministrata frutta in abbondanza, non mangiavano più il foraggio; insomma il gorilla, messo in condizioni di scegliere tra foraggio e frutta, non manifesta dubbi e sceglie la frutta. Che cosa significa ciò? Significa che il suo cibo naturale, non è il foraggio, ma la frutta. Certo, anzichè patire la fame si mangia qualunque cosa. Così, del resto, fecero i nostri progenitori quando, passando dalla foresta, e dall’alimentazione fruttariana che questo bioma consentiva, nella savana, dove non esistono alberi da frutta, per non soccombere divennero cerealivori e mangiatori di carne, con l’aiuto del fuoco.

E della terza scimmia antropomorfa cosa c’è da dire? Dello scimpanzè si dice che mangia molte cose e forse ciò è vero in condizioni di cattività, situazione innaturale, che determina sconvolgimenti comportamentali notevoli, che possono influire anche sugli orientamenti nutrizionali.

E’ bene, quindi, dare validità alle testimonianze di ricercatori o studiosi che ne hanno osservato attentamente la vita, quando questa viene trascorsa in libertà; per lo scimpanzè nessuna persona può saperne di più di J. Goodall, etologa primatologa che ha trascorso trent’anni tra loro, la quale ha constatato che se gli scimpanzè dispongono di banane in abbondanza, mangiano solo questi frutti e niente altro (sino a 40-50 la volta).

Come si vede, i comportamenti alimentari delle 3 grandi scimmie antropomorfe, che molti ritenevano accreditassero la insufficienza di una alimentazione fruttariana al 100% (e quindi il ricorso obbligato ad altre parti più o meno tenere di vegetali), in realtà, da quanto si è detto in quest’ultima parte del presente stelloncino, documentano proprio il contrario e cioè che queste scimmie, quando sono libere di scegliere il loro nutrimento naturale, si nutrono da animali fruttariani al 100%. E non c’è bisogno di estrapolare questo comprovato fruttarismo dei Pongidi applicandolo all’uomo perchè per quest’ultimo fa fede l’istinto dei bambini, quando non è ancora pervertito.

Dicemmo, nel 5° stelloncino di questo paragrafo che all’uomo non si addicono cibi ad alto contenuto proteico, come, per esempio, derivati del latte, semi, uova, legumi, ecc., per non parlare della carne. Peraltro, molte di queste proteine andrebbero sprecate in quanto l’organismo espelle, indigerite, con le feci una buona parte di queste proteine (quelle che non riesce ad espellere in questa maniera, se sono ancora eccessive, cercherà di deaminarle trasformandole in composti ternari, cioè in zuccheri e grassi e poi ancora, se neanche ciò basta, se ne sbarazzerà mediante un lavoro straordinario del fegato e dei reni).

Dobbiamo ora tornare a parlare di questi cibi ad alto contenuto proteico, intanto per ricordare, se ce ne fosse ancora bisogno, che la frutta è da escludere dal novero dei cibi ad altro contenuto proteico e che anche questo fatto contribuisce a renderla atta all’alimentazione umana. Ma se ora torniamo a parlare di questo argomento è per evidenziare un altro fatto di notevole importanza e cioè una scoperta del già citato prof. Max Rubner, dell’Università di Berlino, il quale la rese pubblica a Lipsia, in un Convegno scientifico, con una memoria riguardante i risultati delle sue ricerche sulle proteine (che poi lui espose nel suo libro “Volksemahrungsfragen”, in italiano: “Questioni relative all’alimentazione della popolazione”). Il succo di questa scoperta è che il grado di utilizzazione delle proteine di un determinato alimento è tanto più grande quanto più modesta è la percentuale di proteine che quell’alimento contiene.

Questo studioso dimostrò, per esempio, che un chilo di patate costituisce un cibo relativamente assai più nutriente di un etto di carne o di formaggio perchè l’organismo umano riesce ad utilizzare dalle patate una quantità di proteine sette volte maggiore di quelle che utilizzerebbe mangiando carne o formaggio, in quanto le proteine di un etto di carne o di formaggio sono concentrate, mentre la stessa quantità di proteine è nelle patate diffusa in una massa di dieci etti.

La stessa cosa vale per le mele, che sono molto nutrienti in quanto le loro relativamente scarse proteine (0,35%) sono utilizzate al 100%. Come è facile capire, questa scoperta di Rubner costituisce una ennesima e valida motivazione scientifica del fruttarismo.

TUTTI I VEGETALI CONTENGONO PROTEINE Tutti i vegetali, anche i più negletti e poco noti, contengono proteine, nessuno escluso: questo è un punto fermo, che occorre tenere sempre presente.

Diversi studiosi di vegetarismo sostengono essere sempre necessario integrare la frutta con altre parti tenere e succose di vegetali, sempre crude e fresche, sia pure in pasti separati, cioè con: radici (carota, rapa, sedano-rapa, barbabietola rossa), ricettacoli floreali e base delle brattee (carciofo), foglie, gambi e germogli (lattuga, cicoria, sedano, spinacio, cavoli di vario tipo), turioni (asparago, finocchio), infiorescenze e gambi (cavolfiore, broccoli di vario tipo), bulbi (cipolla), ecc. (tutti questi vegetali sono comunemente chiamati “ortaggi” in italiano, “lègumes” in francese).

Elenchiamo ora i più comuni frutti carnosi con i relativi contenuti proteici, in percentuale:

albicocca…………………………………………. 0,8
anguria……………………………………………. 0,9
arancia………………………………………. 0,9-1,3
avocado………………………………………….. 2,6
banana……………………………………………. 1,4
cetriolo………………………….. ……………… 0,9
ciliegia …………………………………………… 1,2
dattero …………………………………………… 2,2
fico ……………………………………………….. 1,5
fico d’India………………………………………. 0,8
fragola………………………………………….. 0,95
kaki …………………………………………………..1
lampone …………………………………………. 1,4
limone ……………………………………………..0,9
mandarino………………………………………….. 1
mela …………………………………………….. 0,35
melone …………………………………………… 1,3
mora………………………………………………… 1
nespola…………………………………………. 0,45
peperone ………………………………………… 1,2
pera …………………………………………………0,6
pesca ……………………………………………… 0,7
pomodoro………………………………………… 1
prugna……………………………………………. 0,8
uva …………………………………………….. 1-1,4
zucchina…………………………………………. 1,5
media: 28,75/26 =1,1%

Ed ecco le percentuali di proteine presenti negli ortaggi più comuni, limitatamente a quelli che si possono utilizzare crudi:

asparago………………………………………….. 1,8
barbabietola……………………………………… 1,2
barbabietola rossa………………………………. 1,6
carciofo……………………………………………. 2,4
cavolfiore…………………………………………. 2,6
carota……………………………………………… 1,2
cicoria……………………………………………… 1,6
cipolla……………………………………………… 1,4
cavolo verza……………………………………… 3,3
cavolo rosso………………………………………. 1,9
finocchio…………………………………………… 1,9
lattuga e simili…………………………………… 1,3
pastinaca………………………………………….. 1,7
porro………………………………………………….. 2
ravanello ……………………………………………. 1
sedano (foglie/gambi)…………………………… 1,3
sedano-rapa………………………………………. 1,5
spinacio……………………………………………. 2,2
media: 31,9/18 = 1,78%

Sarebbe, a questo punto, errato fare conclusivamente la media aritmetica tra il contenuto proteico medio della frutta e quello degli ortaggi per ricavare direttive alimentari pratiche. Tale calcolo darebbe 1,44 [(1,1 + 1,78)/2] e sarebbe valido se la nostra alimentazione fosse costituita per il 50% da frutta e per il 50% da ortaggi. Occorre invece dare netta preponderanza alla frutta, che è il principe dei nostri alimenti perchè fu il cibo primigenio dell’uomo, quello con il quale il corpo umano si è forgiato. Dando invece in giusta misura la prevalenza alla frutta, in media la carica proteica dei cibi che dovrebbero essere utilizzati dall’uomo si attesta su 1,3% circa. Tale percentuale è largamente sufficiente, anzi superiore (sempre in media, che è quel che conta) al fabbisogno dell’uomo, specie dopo il completamento dello sviluppo, cioè dopo il 24° anno di età. Del resto, ciò è comprovato dal fatto che i fruttariani non soffrono di alcuna carenza e non hanno problemi di salute. Naturalmente i risultati dei calcoli sopra riportati non sono da prendere, “alla virgola” o al centesimo, ma vogliono avere, ed hanno, un valore orientativo generale e soprattutto vogliono offrire, ed offrono, una prova della continuità nutrizionale tra il latte materno e la frutta. A proposito dell’ottimale validità nutrizionale del fruttarismo potremmo dilungarci a riportare autorevoli opinioni, altri fatti, altre argomentazioni scientifiche per dimostrare tale validità, che garantisce all’uomo fruttariano il godimento di una piena salute fisio-psichica: ma su tutto l’abbondante apporto probatorio che così raccoglieremmo dominerebbe la prova-base, la più incontestabile, già da noi prima evocata, ma che tuttavia torniamo ad evocare: nella foresta, patria originaria dell’uomo, questi visse in perfetta salute, sugli alberi fruttiferi, per milioni di anni, alimentandosi di frutta e – sostengono ipoteticamente alcuni studiosi, come Lovewisdom – anche di altre parti tenere di vegetali.

Molto probabilmente il lettore si chiederà che bisogno c’è di dimostrare che la carica proteica del latte materno è la stessa (o presso a poco) non solo di quella della frutta, ma anche quella dei cosiddetti ortaggi. Non s’è detto che l’uomo preistorico viveva sugli alberi fruttiferi nutrendosi solo di frutta? Insomma, la sola frutta è sufficiente o no ad alimentare l’uomo? Cerchiamo di rispondere qui di seguito a tali interrogativi.

Si è già accennato in precedenza che secondo alcuni studiosi la frutta andrebbe integrata con altre parti tenere e succose di vegetali; condividiamo tale opinione, ma Poichè condividiamo anche la tesi di Cornei, Tallarico, Carquè, ecc., che cioè i nostri più antichi progenitori arboricoli si nutrivano “solo” di frutta, siamo tenuti a spiegare questa nostra apparente contraddizione.

Anzitutto, la frutta che i primi uomini mangiavano da arboricoli nella foresta intertropicale era, in quanto a capacità nutrizionale, enormemente superiore a quella di oggi esistente. La frutta d’oggi è infatti il risultato di migliala di anni di frutticoltura che, dovendo commerciare con i prodotti della terra, lo fa utilizzando dei criteri di produzione della frutta basati su:

rendimento della pianta

colore

taglia

gusto

struttura

conservabilità

facilità di raccolta

sicurezza e continuo incremento del profitto.

Insomma la produzione odierna di frutta è profondamente artificiosa, mentre la frutta che nutriva l’uomo preistorico era il prodotto del libero giuoco delle forze vitali dell’aria, del suolo, delle arcane forze della natura, era figlia della luce, scrigno di energia solare, viva e vitalizzante, non cresciuta sotto lo stimolo anormale dei concimi chimici, dei diserbanti, degli anticrittogamici, i cui residui rendono oggi talora la frutta financo pericolosa per la nostra salute. c’è un abisso, dunque, tra la frutta che nutrì i primi uomini e la frutta d’oggi. L’uomo odierno a dire il vero comincia a rendersi conto che la frutta nutre poco e male e ha perduto i sapori della frutta “antica” di cui si sente la mancanza. Ed ecco sorgere, allora, iniziative tipo “archeologia dell’albero da frutta”, “banche del seme”, e soprattutto coltivazioni biologiche. Un esempio: la pera cosiddetta “spina” è la “pera antica”, bitorzoluta, contorta, decisamente brutta se guardala con l’occhio dell’esteta tradizionalista per il quale la pera, quella addomesticata, deve avere la forma classica e basta. In Italia di alberi di pere “spina” ne restano ormai pochi, destinati a sparire perchè la gente vuole pere “belle” di parvenza e non nodose e brutte:

anche se poi chi le assaggia rimane estasiato per il loro sapore, ormai non più riscontrabile nelle pere “moderne”, frutto di cultivar, incroci, innesti, manipolazioni genetiche, fitonnoni, ecc.. Lo stesso discorso vale per molte varietà di mele in via di scomparsa, come le mele “zitelle”, per esempio.

Deciso scadimento quindi, del valore nutrizionale della frutta moderna nei riguardi della frutta “antica” e quando diciamo “antica” ci riferiamo appena ad un secolo fa o già di là; ma a misura che andiamo a ritroso nel tempo la differenza si fa, ovviamente, sempre più marcata, tanto che riesce difficile solo immaginare quale potenza nutrizionale riservasse la frutta che servì alla nutrizione e alla crescita delle primissime generazioni dell’uomo arboricolo e fruttariano.

Abbiamo detto sopra che la gente ha cominciato a capire che la frutta odierna, nonostante che continuiamo ad essere da essa attratti, non solo nutre poco ma nutre anche male. Qui appresso spieghiamo perchè.

Per effetto dei trattamenti e delle selezioni che l’uomo, come abbiamo prima accennato, applica in agricoltura e particolarmente in frutticoltura, la frutta prodotta è caratterizzata soprattutto da un eccessivo tenore di zuccheri. Ora, è vero che il nostro organismo funziona proprio grazie allo zucchero, ma è anche vero che lo zucchero, come qualsiasi altro alimento, per essere assimilato, deve trovarsi associato con vitamine, specialmente quelle del gruppo B, minerali, aminoacidi ed altri elementi nutritivi, con i quali costituisce un fitocomplesso equilibrato ed armonico.

L’eccesso di zucchero oggi riscontrabile nella frutta crea invece squilibrio e disarmonia, per cui l’organismo non è in grado di utilizzare tutto lo zucchero presente nella frutta: ecco perchè si disse che la frutta d’oggigiorno fa correre il rischio di nutrire “anche male”. Come ovviare a questo squilibrio? Includendo nella nostra dieta una consistente quantità di alimenti non zuccherati, in particolare verdure crude ed ortaggi vari, che forniscono in abbondanza vitamine, minerali ed aminoacidi essenziali, indispensabili per ottenere una nutrizione equilibrata.

L’aggiungere verdure ed ortaggi alla frutta, anche se questa rimarrà quantitativamente preponderante, è, quindi, un “corrrettivo”? Certamente, è un utile correttivo. Naturalmente, sia la frutta che le verdure e gli ortaggi, per conservare la loro efficacia nutrizionale, devono essere consumati crudi ed è anche buona norma utilizzarli in pasti separati. Ma aggiungiamo subito che si tratta di un correttivo “temporaneo” e qui di seguito spieghiamo perchè diciamo che è temporaneo.

Abbiamo visto – riassumiamo – che la frutta odierna, rispetto alla frutta che nutrì l’uomo preistorico, difetta di potere nutrizionale (e si cerca nell’attuale processo, in atto, di riavvicinamento alla natura, di coltivarla biologicamente, come rimedio primo), ma eccede, invece, in contenuto di zuccheri (glucosio/fruttosio) (e si cerca di ovviarvi proponendo di accompagnarne il consumo con ortaggi, che potranno, così, partecipare all’approvvigionamento di proteine). Poichè, come è evidente, si tratta di una situazione, quella attuale, “in movimento”, a misura che progredirà l’agricoltura biologica, migliorerà anche la qualità della frutta attuale, i cui lati negativi (eccessi e difetti sopracitati) si attenueranno gradualmente e alla fine scompariranno.

Ovviamente, quando la frutta riacquisterà totalmente le caratteristiche che permisero il pieno affermarsi dell’uomo preistorico arboricolo e fruttariano, cesserà il bisogno o la semplice convenienza di ricorrere agli ortaggi e l’uomo tornerà ad essere fruttariano al 100% e sarà quello un grande giorno, che riteniamo non troppo lontano, dato l’incoraggiante crescente interesse per questo così importante problema

UN SAGGIO SULLA GUARIGIONE


Quando arriva la malattia, viene immediato pensare di curarsi al fine di guarire. Quella che sarebbe un’anomalia, la malattia, è diventata la norma. E’ un’attualità, se ne parla continuamente, e si parla delle cure, delle ricerche, dei cuori di plastica, delle protesi al titanio, dei trapianti, dei nuovi farmaci, dei vaccini, ci sono associazioni per ogni categoria di malati, business della malattia, lobbies delle case farmaceutiche, politica, governo e opposizione.

Eppure le persone continuano ad essere malate, le malattie aumentano, le cure aumentano, le complessità aumentano, le spese aumentano ma praticamente i successi sono zero, se consideriamo come evidenza di successo non la scomparsa di sintomi ma la risoluzione della loro causa.

La quantità e la qualità di risultati che si ottengono in un determinato campo dipendono dalla presenza o assenza di errori in quel campo. Più errori sono presenti, minori saranno i risultati e viceversa.

Per errori si intendono concetti sbagliati, teorie fallaci, strumenti e attrezzature non funzionali, personale incompetente, linee di condotta corrotte e tutto quanto di non desiderabile.

Possiamo dire che in un campo in cui la qualità e la quantità dei risultati è elevata, gli errori sono ridotti al minimo.

Se prendiamo in considerazione il campo dell’informatica, includendo sia il software che l’hardware, possiamo dire che c’è un continuo miglioramento molto veloce i prodotti sono tantissimi e di elevata qualità, ottenuti a prezzi relativamente bassi. Significa che i concetti fondamentali sono corretti, la tecnologia è valida, gli strumenti e le attrezzature sono validi, il personale è competente, il management sa dove vuole arrivare e sa come arrivarci. C’è un know how, basato su teorie comprovate e funzionale, applicabile per ogni particolare esigenza.

Se valutiamo la medicina sulla base dei risultati, possiamo affermare con certezza che in quel campo c’è una grande quantità di errori.

Errori in Medicina
La scienza medica afferma che le malattie sono causate da virus, germi, batteri, insomma dei microrganismi.

Dico “afferma” perché non ritengo che tutti gli addetti ai lavori “credano” che i microbi siano causa di malattia, ma affermare e diffondere questa falsa teoria permette di mantenere un sistema consolidato che coinvolge molteplici lucrose attività.

Per far questo sostiene e appoggia la “teoria dei germi” elaborata da un ciarlatano di nome Pasteur. In pratica, uccidendo i microbi presenti in un’area malata, la malattia cessa.

Questo infatti è quanto appare, ma non è tutta la verità.

E su questa teoria fallace ancora si fonda la medicina moderna. Nessuna meraviglia che non ottenga risultati.

Leggi l’intera storia: “La teoria dei Germi”

Definire la malattia
Per dare una spiegazione è necessario definire “Malattia”

Secondo la medicina ortodossa è qualsiasi alterazione dello stato fisiologico in una determinata area del corpo.

Queste alterazioni producono delle sensazioni indesiderabili che sono definite sintomi

Quando serie di sintomi appaiono in una determinata area del corpo viene a loro dato un nome di una malattia.

La cura per la malattia di solito è farmacologica, per mezzo di sostanze chimiche tossiche che sopprimono i sintomi. Nel peggiore dei casi, come per la chemioterapia per i tumori, oltre ai sintomi spesso la “cura” poi sopprime anche il paziente.

Definizione di malattia
La malattia è una etichetta che viene data a una serie di sintomi. Un sintomo è la manifestazione del processo di espulsione di tossine messo in atto dall’organismo per disintossicarsi.

Fin dalla nascita il corpo umano si impegna per eliminare ogni sostanza tossica che possa alterare il suo stato di salute ottimale. Quando questo processo di disintossicazione è in atto, l’espulsione delle tossine provoca dei sintomi. Il medico chiama questi sintomi malattia e si dà un gran da fare per sopprimerli. In pratica si impegna duramente per fermare il processo di disintossicazione, al fine di far sparire i sintomi, e chiama questo “curare la malattia”.

La maggior parte dei medici sono convinti di fare la cosa giusta, avendo subito la programmazione messa in atto nelle varie facoltà.

La malattia in se è un’astrazione, una classificazione di sintomi. Il modo corretto di far sparire un sintomo consiste nel portare a termine il processo di disintossicazione. Il processo termina quando le tossine che disturbano la salute del corpo sono state eliminate.

Il processo di disintossicazione
Il corpo non smette mai di disintossicarsi. Anche quando viene ostacolato continua a farlo fino alla morte. Manifesta i sintomi disintossicandosi, se questi vengono soppressi con dei farmaci, che altro non sono se non sostanze tossiche, cercherà di eliminarli, per poi ritornare al gradino precedente, cercando di risolvere ogni emergenza. Se gli serve energia per disintossicarsi, non esiterà a togliere quella che ti serve per svolgere altre attività, ti farà venire sonno o ti farà sentire debole per costringerti al riposo, per ricuperare l’energia che gli serve per ripararsi.

Che tu sia consapevole o meno il processo di disintossicazione è sempre in atto, e ha successo nel suo lavoro meno glielo impedisci.

La maggior parte degli stili di vita adottati oggi non consentono un facile lavoro agli organi coinvolti nei processi di disintossicazione. Le cure mediche farmacologiche aggravano la situazione.

Deduzioni errate della medicina
Sugli accumuli di tossine c’è un gran movimento di microrganismi che vivono nutrendosene in pratica scomponendoli rendendo facile la loro eliminazione. Questo processo fa apparire dei sintomi di diverso genere, infiammazione o infezione, per esempio.

La medicina ortodossa uccide con dei farmaci i microrganismi e i sintomi scompaiono, ma essendo rimaste le tossine, altri microrganismi faranno la loro comparsa e tutto ricomincia da capo.

Faccio sempre l’esempio che segue per spiegare la differenza fra la cura di una “malattia” e la mera soppressione dei sintomi.

Supponiamo che in un angolo di un cortile ci sia un mucchio di immondizia maleodorante, sul quale prosperano dei topi. Si decide di eliminare i topi, ma dopo un po’ altri topi arrivano e si decide di eliminare pure quelli.

Alla fine qualcuno decide di eliminare il mucchio di spazzatura e i topi se ne vanno, non trovando più nulla di loro gradimento. Quest’ultima è la vera soluzione. Se elimini gli accumuli di tossine i germi non troveranno nulla su cui vivere e proliferare e la “malattia” cessa.

Ma la vera soluzione non solo risolve definitivamente la malattia ma pone in serie difficoltà il business della malattia.

Non essendoci più germi e virus da incolpare, i farmaci diventano inutili.

Come accumuliamo tossine
Se nel nostro corpo ci sono tossine, in un modo o nell’altro le abbiamo introdotte o sono il prodotto di sostanze e alimenti in fermentazione, sempre da noi introdotte.

Ho fatto un articolo specifico a riguardo e ripropongo un estratto:

Il corpo umano s’intossica o viene contaminato sia da sorgenti esterne (esogene) che da sorgenti interne (endogene). Le sorgenti esterne più comuni di intossicazione trovano la loro strada tramite:

inalazione (fumando, inquinamento atmosferico, materiali da otturazione dell’amalgama dentale, costruzioni fatte con materiali insalubri),
ingestione (additivi chimici nei cibi, prodotti chimici nell’acqua, droghe e farmaci),
iniezione (vaccinazioni, iniezione di farmaci vari, tatuaggi),
assorbimento (prodotti chimici dai tessuti sintetici, vernici, plastica, antiparassitari e fertilizzanti chimici spruzzati sui prati)
irradiazione (raggi X, impianti ad energia nucleare, test di bombe varie, residui delle miniere di uranio, telefoni cellulari e ponti ripetitori, monitor dei computer e apparecchi televisivi, forni a microonde, centrali elettriche e trasmissioni radiotelevisive tradizionali e via satellite).
Le sorgenti interne di intossicazione sono costituite da fermentazione, dal cibo consumato non digerito che imputridisce e irrancidisce, e da disidratazione, denutrizione, e pensieri e emozioni negative. Questa tossicità endogena può anche essere causata dagli effetti di tossine esogene che contribuiscono alla denutrizione e all’inibizione della digestione a causa dei danni che arrecano al sistema nervoso, al sistema immunitario, e al sistema enzimatico.

Ci sono 70.000 sostanze chimiche che sono utilizzate nella produzione commerciale negli USA. L’EPA (Agenzia per la Protezione Ambientale) ha classificato 65.000 di loro come potenzialmente, se non sicuramente pericolose per la salute umana. Più di 6.000 nuove sostanze chimiche vengono sottoposte a test negli USA ogni settimana! Tremila sostanze chimiche sono state identificate come additivi, volutamente aggiunte al cibo e più di 700 nell’acqua potabile. Durante la lavorazione e il confezionamento del cibo, più di altri 10.000 composti possono diventare parte integrante di molti cibi utilizzati comunemente.

Sembra che uno dei sintomi principali di intossicazione chimica sia il collasso delle funzioni immunitarie, che favorisce tutti i generi di sintomi nel corpo. Un altro sintomo principale sono i danni al sistema nervoso e il nervosismo.

(Qui trovi l’intero articolo: La Disintossicazione Naturale)

Come ripulire il corpo dalle tossine
Essendo le tossine che avvelenano il corpo e producono tutta una serie di disturbi e cattivi stati di salute, dal più leggero al più grave, viene ovvio che il passo da fare è di liberarsene.

Il “Sistema di Guarigione della Dieta Senza Muco” del prof. Arnold Ehret è il modo migliore per farlo in quanto non si tratta di una mera dieta, ma di un sistema completo che include l’apprendimento di conoscenza fondamentale, di metodo di applicazione che include l’approccio graduale, il debug quando necessario, la transizione da uno stile alimentare errato deleterio a uno sano che ripulisce il corpo, lo nutre e permette di acquisire la salute perfetta.

Oltre a questo ci sono prodotti di ultima generazione che ripuliscono il corpo a livello cellulare, da usare come coadiuvanti del sistema. Vedi questo articolo:

Nutrizione Cellulare

Ma non è finita qui
A questo punto sembrerebbe che siamo arrivati alla conclusione dell’articolo, in cui potrei dire che essendo le tossine la causa dei disturbi, abbiamo un sistema con la dieta che ripulisce, bene fai la dieta e rimettiti in buona salute.

Purtroppo non è sempre così semplice. A volte succede che si faccia la dieta con zelo, si scelgono i cibi migliori, ma i progressi sono accompagnati da regressi e abbandoni.

Ehret ha prospettato la possibilità che alcuni, dopo aver letto il libro, “faranno la dieta” per una settimana, confonderanno i sintomi della disintossicazione per qualcosa di negativo e abbandoneranno pensando che non faccia per loro.

Ci sono però delle persone che si impegnano veramente, fatto il meglio possibile per disintossicarsi, ma ancora i risultati non sono soddisfacenti. Per spiegare cosa succede è necessario esaminare l’essere umano nella sua interezza.

L’Essere Umano
L’uomo è un essere spirituale che usa una mente per dirigere un corpo per manifestare il suo pensiero nell’universo fisico.

Abbiamo quindi:

L’essere spirituale (cioè tu)
una mente (la tua mente)
un corpo (il tuo corpo)
Lo schema è molto semplificato, nella mente ho incluso volutamente gli aspetti energetici dei campi intorno al corpo fisico per non cadere in complessità inutili ai fini del soggetto di questo articolo.

Le tre parti che costituiscono l’essere umano devono essere perfettamente funzionanti perché possa essere dotato di una salute perfetta.

Una concentrazione su una o due parti a discapito di altre porta a risultati parziali o non duraturi.

Se una persona si concentra solamente sull’aspetto mentale e trascura il corpo, sebbene possa raggiungere una conoscenza profonda, non sarà in grado di renderla operativa se trascura il corpo.

La sua conoscenza sarà accademica, sa molto del mondo delle energie e dello spirito, potrà fare dei discorsi interessanti e profondi, ma non potrà manifestare poteri particolari come ci si aspetta.

Lo stesso chi si concentra solo sul corpo, vuole la salute fisica a tutti i costi, la bellezza del corpo, fare il miglior sesso e tutto quanto è correlato con il corpo. La mente in questo caso viene usata per trovare soluzioni pratiche per il miglioramento fisico e la salute del corpo.

Chi si impegna solo sugli aspetti spirituali, ma trascura il corpo, si perderà nei meandri dei mondi immateriali senza contatto con la realtà e spesso crederà di aver raggiunto elevati livelli spirituali quando invece sta inseguendo delle illusioni.

Il lavoro va fatto su tutti i piani in maniera bilanciata. Un corpo disintossicato ci darà anche una mente più agile che ci permetterà di raggiungere gli obiettivi spirituali.

Lo scopo della vita umana
Molti non si sono mai chiesti che cosa ci stanno a fare su questo pianeta. Ognuno di noi lo sa, ma molti lo hanno dimenticato. Di certo molti stanno portando avanti scopi che non hanno a che fare con il motivo per cui siamo sulla terra.

Ma solo portando avanti lo scopo per cui si è sulla terra appaga veramente. Gli altri scopi secondari possono darci soddisfazioni, ma accompagnate da una sottile insoddisfazione che ci spingere a cercare senza fine qualcosa che ci soddisfi, spesso anche cose che alla fine non portano altro che ulteriore sofferenza.

Che tu sia un affermato banchiere, un panettiere, un insegnante, o svolgi qualsiasi altra professione, arte o mestiere, gli scopi che appartengono a tali ruoli sono scopi di sussistenza, che ti permettono di vivere mentre porti avanti lo scopo ultimo della vita sulla terra.

Lo scopo per cui ognuno è sulla terra e quello di realizzare il vero sé. Per fare questo è necessaria una coordinazione fra le parti che costituiscono l’essere umano.

Occupandosi del corpo mantenendo uno stile di vita adeguato, mantenendo emozioni e pensieri positivi, eliminando quelli negativi e intendendo portare avanti lo scopo primo della vita, la realizzazione del vero sé, la completa e perfetta salute può essere raggiunta.

Diversamente solo parziali e temporanei risultati sono ottenibili.

Naturalmente tutto questo può essere accettato, messo in discussione, o rifiutato, ma questo è il modo in cui si raggiunge la salute perfetta.